Dario Fabbri: Filosofia e Geopolitica

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Quali collegamenti tra geopolitica e filosofia. Quale impianto epistemologico per la geopolitica? Quale rapporto tra la filosofia della storia e la geopolitica? Destra e sinistra hegeliana in geopolitica? Previsione geopolitica e spirito del mondo. Un'occasione per indagare dove si toccano e dove si respingono due discipline apparentemente lontane.
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due note veramente straordinarie su Fabbri: 1) per tutto il monologo, non ride mai nemmeno una volta 2) parla a braccio senza interruzione. Entrambi i dati sono straordinari. Fabbri come invasato dalla conoscenza.

wuwv-mh
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Fabbri si conferma (qualora ce ne fosse bisogno) tra i migliori oratori oggi in attività. L'esposizione chiara e puntuale, che non lascia mai niente indietro, rende la presentazione di questa disciplina stimolante ed invoglia a voler conoscere di più dell'argomento. Grazie

thulsadoom
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Sono una sua estimatrice, ti fa appassionare agli argomenti trattati e ti fa venire voglia di approfondire sempre più, continuerò a seguirlo. Bravo!!!

paolasaggese
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Premesso che sono un fan assoluto di Fabbri, non ho difficoltà a riconoscere che molte delle critiche rivolte al suo argomentare sono valide. Ci sono indubbiamente diverse aporie nei suoi ragionamenti ed è altrettanto vero che tratta con molta (apparente) sufficienza figure come Hegel o altre discipline di pensiero. Sono però "mediamente sicuro" (per usare il suo linguaggio) che ne sia perfettamente consapevole anche lui. Seguo e "studio" Fabbri con attenzione da tempo e credo di aver penetrato in profondità il suo modo di pensare. Lui pensa più o meno gran parte di quello che dice (o scrive) ma non dice (o non scrive) gran parte di ciò che pensa e che tuttavia pesa ed è presente implicitamente in quello che afferma esplicitamente, ma va "scavato"...
Il suo scopo primario nell'attività pubblicistica e di conferenziere non è quello di discettare sull'universo mondo o confrontarsi con i grandi del pensiero a colpi di citazioni e dotte note a piè di pagina ma è in tutta evidenza quello di contribuire nel modo più efficace e profondo possibile a una rinnovata "pedagogia nazionale" degli italiani (secondo uno dei concetti a lui cari) in senso geopolitico.
A tale fine piega tutte le circostanze ed occasioni, semplifica, si concentra su pochi concetti ripetuti in varie salse, attacca quelli che ritiene (a ragione) gli "idoli" attuali (in senso baconiano) con colpi sopra e sotto la cintura. Soprattutto cerca di "scuotere" il più possibile certe spesse incrostazioni mentali e ideologiche molto diffuse e nel farlo non esita a ricorrere a strumenti retorici di ogni tipo (la nonna, lo zio di De Sica, De Gregori) e alla sua altissima capacità affabulatoria, di cui è palesemente ben conscio.

L'intento "pedagogico" di Fabbri spiega bene il suo allontanamento da LIMES. Per quanto mi riguarda sono convinto che si tratti non solo di un "divorzio" amichevole ma addirittura di una scelta concordata con Caracciolo, sempre in vista dello scopo "pedagogico" di cui sopra a cui entrambi sono devoti. L'intento è quello di realizzare una "manovra ad ampio raggio" con l'utilizzo e la creazione di strumenti divulgativi diversi e capaci di raggiungere una platea più ampia di quella cui si rivolge LIMES.
Da qui la creazione di DOMINO (che costa la metà di LIMES ed è meno "massiccia" e con articoli più brevi e meno complessi), l'inserto SCENARI del quotidiano DOMANI, i podcast, le conferenze qui e là, i corsi, le comparsate TV, eccetera.
In quest'ottica "sfruttare" il supporto di Mentana o di altri è assolutamente logico e utile, fare gli schizzinosi in nome di non si sa bene quale "indipendenza intellettuale" è critica tipica da intellettuali "vorrei ma non posso"...

nunziantealbano
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Grande Fabbri non sono competente in materia ma parlare ore come fa lui di argomenti così vasti che richiedono una buona competenza in campi come la storia la geografia la filosofia la linguistica con la padronanza e sicurezza di quello che sta dicendo è impressionante e affascinante

robertocestari
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Dario e’ cosi brillante che non ci sono parole per descriverlo.. materia da Premio Nobel..speriamo venga ascoltato in Italia ma anche all’estero Dario Rules!!

marcomorana
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Grande Fabbri solo di recente diciamo da 1 anno a questa parte.... Ti seguo... Sei come una droga potentissima, la cultura, la geopolitica, la psicologia, la filosofia la storia una capacità spiccata di esporre tutto questo senza mai cadere in una sola interferenza capace di distrarti... Ce ne fossero di persone come te...

gladium
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Il commento "da non confondere con altri Friedman" è stupendo haha

landser
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Premessa: sono un ascoltatore abituale di Fabbri e lo apprezzo in modo sincero quando si occupa di questioni geopolitiche, anche perchè la mia preparazione in materia è piuttosto vacillante e mi fa sempre piacere avere modo di ascoltare una persona con una capacità divulgativa come la sua. 

Vorrei tuttavia provare a sollevare una serie di punti critici nel ragionamento proposto da Fabbri. Per punti: 

-Dal discorso iniziale di Fabbri emerge chiaramente una certa assunzione da parte sua del concetto di “natura umana”, formula che in un certo momento utilizza anche esplicitamente. Mi sembra chiaro che di questo sta parlando quando dice che nel corso di tutto la storia la guerra è una costante e che ci sarà sempre. 
Qui i primi due punti critici: 1) utilizza una categoria appartenente al campo della filosofia per delegittimare l’approccio filosofico. 2) Disprezza l’ideologia del progresso in quanto intende “prevedere” uno sviluppo positivo della storia (attribuendo tra l’altro questa visione a Marx e Hegel, ma sbagliando, e ci tornerò poi) però al tempo stesso fa la stessa operazione ribaltando semplicemente la valutazione sul futuro in senso negativo (dicendo che la guerra ci sarà PER FORZA sempre). In questo senso Fabbri sembra quasi collocarsi nell’area più nichilistica dei post-moderni (che dice di disprezzare) che pensano che la storia sia finita (o peggio ancora, mai iniziata), tanto siamo stati, siamo e saremo solo guerra e sopraffazione dell’uomo sull’uomo.
Quello che penso io in merito conta molto poco, ma lo dico lo stesso perchè può far capire meglio il succo dei problemi che secondo me emergono nel suo ragionamento. Io penso che si possa fare la scienza di tantissime cose, dai veicoli a motore alla raccolta dei rifiuti. Ma la storia non è un oggetto di scienza.
Si possono fare dei bilanci storici, si possono individuare delle meccaniche ricorrenti, farlo è utile per comprendere meglio il presente.
Ma Fabbri ci sta dicendo che anche le dinamiche del futuro sono inscatolabili in una prospettiva di sola violenza e guerra perchè la natura umana inscalfibile è unicamente conflitto e potere.
-Io non lo so se Fabbri non conosce la storia dei marxismi. Francamente penso che non sia cosi’. Le alternative però, stando a come si sviluppa il suo ragionamento, non possono che essere due: o non la conosce o è in malafede.
Per Fabbri il marxismo è solamente Kautsky che intendeva il comunismo come lo sviluppo storico inevitabile dopo il capitalismo.  
Fabbri dovrebbe dire però nelle sue sofisticate analisi che quella deterministica e ortodossa è soltanto una delle correnti interne alla filosofia marxista e che questo tipo di problema, che chiaramente la filosofia non coerentizzata di Marx ha dovuto lasciare aperto, è parte integrante del dibattito interno al marxismo già, pensi lei, a partire dallo stesso Marx, che così si esprimeva nell’Ideologia Tedesca: << Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. (...), non vogliamo prescrivere ricette (comtiane?) per la traiettoria dell’avvenire”. Una citazione che rappresenta, mi rendo conto, un’argomentazione parziale, ma che potrebbe essere chiarificata ulteriormente con la stracitata frase: <<Allora non sono marxista>> dello stesso Marx, con la quale intendeva evitare (senza successo) che la sua filosofia venisse interpretata in senso dogmatico. Ma aldilà di questo, che può interessare agli appassionati di Marx, quello che conta, e che secondo me va opposto criticamente all’analisi di Fabbri, è che non si può prendere un pezzo di Marx e trattarlo come se lo si fosse preso in toto. La visione deterministica e stadiale della storia è per larga parte il risultato non voluto dello spostamento di Marx dal campo della filosofia a quello della politica che ha scelto di intraprendere a un certo punto della sua vita e che, se ha prodotto una delle ideologie universalistiche più potenti, positive e incisive della storia, ha dovuto pagare il prezzo di aver avuto anche, tra gli altri, degli sviluppi dogmatici.

-Ho l’impressione che Fabbri si stia nascondendo dietro alla definizioni delle discipline umanistiche per prendere delle posizioni politiche. Esca allo scoperto! 
Qua non solo sta prendendo un pezzo di Marx pensando di prenderlo tutto, ma pensa addirittura di poter associare un pezzo di Marx alla definizione di Filosofia Politica in generale! Un pò troppo francamente.  
Ogni ascoltatore tenga presente che la lettura che da Fabbri delle diverse discipline è del tutto parziale e storpiata da evidenti posizioni politiche che stanno sotto a questi discorsi apparentemente pragmatici. C’è un dibattito millenario interno alla filosofia per dare una definizione alla filosofia stessa, non è che adesso arrivi te e dici che cos’è alla gente facendo finta che la tua visione sia quella oggettiva (cosa impossibile in generale, a maggior ragione poi se il tentativo di definizione è così inconsistente). Dico questo perchè anche quando da questa lettura totalmente assurda del comunismo sovietico (che sarebbe stato sostanzialmente una sovrastruttura ideologica per dare seguito allo spirito imperiale del popolo russo), , mi sembra continui a fare questi voli pindarici tra posizioni politiche e presunte analisi oggettive del moto storico. Quindi secondo Fabbri l'approccio geopolitico non può che portare a questo tipo di interpretazione del comunismo storico novecentesco? Ma non mi pare proprio. Per fortuna la geopolitica non inizia e finisce con Dario Fabbri.


-Le "aggregazioni" è vero che si compongono esclusivamente di umani. È vero che per incidere sulla realtà è necessario il potere. Ma finisce un po' qui. 
Gli esseri umani nella storia hanno dimostrato di poter aggregarsi per delle cose magnifiche, non per forza orientate alla sopraffazione dell'uomo sull'uomo o la ricerca di uno "spazio vitale" su base esclusivamente etnica. Queste di nuovo sono posizioni politiche che non riguardano un tipo di approccio analitico. Stando al ragionamento di Fabbri la visione collettiva di un popolo sarebbe una sorta di somma delle tendenze individuali degli esseri umani che lo compongono con il campo delle idee relegato esclusivamente al piano della sovrastruttura. Niente di più falso.
La tendenza al comunitarismo che Fabbri decide deliberatamente di ignorare e che ha costituito il motore di una marea di esperienze storiche in tutta la storia (che non mi soffermo a elencare per non scomodare i Ciompi e Spartaco) penso debba rappresentare un punto importante per ipotizzare uno spazio di possibilità sul futuro (sottolineo, di possibilità, non di inevitabile sviluppo) almeno al pari dell'effettiva presenza costante nella storia della guerra tra i popoli. Poi ovviamente Dario Fabbri potrà tranquillamente decidere che questo aspetto non gli interessa, perché sino ad ora in rari casi ha avuto la forza di emergere e imporsi sulla realtà o perché banalmente lo reputa secondario, ma non può decidere di non vederlo, se non pagando il prezzo di impersonificare solo un ribaltamento delle posizioni deterministiche che intende delegittimare alla radice. 
Si noti, quando parlo di "tendenza al comunitarismo" non parlo di ideologia (quella che per Fabbri sarebbe monnezza sovrastrutturale)! Perché l'insieme di idee che muovevano l'azione dei primi cristiani sono molto diverse da quelle che mossero i contadini cinesi a fare la rivoluzione, ma è impossibile non vedere che ad accomunare le due esperienze c'è una tendenza al comunitarismo che afferisce al piano della natura umana almeno al pari della tendenza al conflitto che vediamo all'asilo e in ufficio🤣. Su questo esistono addirittura degli studi in ambito biologico (materia totalmente oscura per me) che individuano anche a livello cellulare e microscopico una certa tendenza a sto benedetto comunitarismo. Però di questo non so niente, quello che so è che si tratta di un elemento rilevabile sia dal moto storico sia "nel gruppo di amici e ufficio" di cui parla per spiegare la violenza delle nazioni. 

Insomma, tanti spunti ma anche molti buchi. Lo preferisco quando parla di confini e carri armati.

appuntidistoriaefilosofia
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Un minuto di silenzio per chi non è in grado di capire Fabbri

gladiatore
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50:17 piegato in due dalle risate.
Ogni tanto dai suoi seri discorsi arrivano delle stilettate di grande sarcasmo.
Molto piacevole da ascoltare, ottimo Fabbri!

MrCaligola
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Senza parole… Fabbri è veramente un personaggio immenso!

sancarlo
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Libero dalle pastoie degli sponsor di Limes, Fabbri tenta una lectio magistralis di alto livello, probabilmente ritiene di avere un uditorio all'altezza. Complimenti a Fabbri e l'augurio di avere un buon seguito ma soprattutto di non finire strumentalizzato...

larsporsenna
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Grazie Fabbri, è sempre un piacere ascoltarti.

antoniodigasparro-eldorado
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Salve dott. Fabbri, grazie per le sue splendide spiegazioni, e complimenti per il suo coraggio.
Sugli argomenti che ha toccato, concordo in tutto e per tutto; la guerra è nella natura umana, e la natura umana, non si può cambiare . Le guerre, hanno tutte un filo che le unisce, e sia per onore, o per soldi, determinano, un" mondo senza fine ."
Tuttavia, la mia visione romantica, mi spinge a credere che noi possiamo fare la differenza.
L'importante è, non smettere mai di cercare di scoprire qualcosa in più, fosse solo, ad esempio,
perché una piazza prende il nome di una battaglia, e perché proprio quella.(esempio banale, ma...)
Noi siamo di passaggio su questa terra, e di passaggio in passaggio, dovremmo sforzarci di migliorare.
Ciclicità, corsi e ricorsi, sintesi, congiure, specchio dei tempi, qualunque ruolo sia quello che abbiamo
(capo di stato, gatto oppure cane..vedi C cremonini)se non miglioreremo, saremo sempre, ...come un piatto di aghi sotto il cielo, a lottare senza fine.
Grazie

antonellarusso
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sei un grande giornalista tattico e strategicamente contemporaneo complimenti tratti sempre argomenti di grande interesse per il pubblico

Antiprotone
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Mi rapisce di Fabbri la sua straordinaria capacità oratoria e le sue conoscenze geopolitiche, tuttavia il ritratto che ho di lui viene leso da questa conferenza, e più nello specifico dalle parole su Hegel, filosofo del quale dimostra di aver capito poco. Fatta eccezione per questa caduta di stile, più che evitabile, la conferenza è stata godibile nel resto della sua interezza

xsuper
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Direttore Dario Fabbri, complimenti e bene seguire i vostri programmi per renderci quello che avviene in questo Pianeta.

donsanto
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Fabbri, lezione magistrale, come sempre.

cesareji
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Da un punto di vista retorico e divulgativo impeccabile. Ha però fatto asserzioni che dovrebbero essere dimostrate. Se gli impulsi personali sono la chiave per studiare meccanismi geopolitici, cosa
serve creare istituzioni e leggi, se rispondiamo sempre all’homo homini lupus, come cavernicoli?

andreaasberto