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12. Kant: la morale (seconda parte)

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Oggi affrontiamo quindi il concetto di volontà e libertà di volere, meglio riassunto come: “morale dell’intenzione”.
Infatti, la libertà non riguarda tanto il “fare” quanto il “voler fare”, ovvero l’intenzionalità, la volontà di fare, il desiderio di fare.
Infatti, se io avessi il volere di restituire un prestito ma fossi impossibilitato nel farlo, io avrei ugualmente agito moralmente.
Inoltre è bene tenere a mente che la morale di Kant non è né descrittiva, né prescrittiva, ovvero, nel caso della prima perché si può effettivamente stabilire ciò che è bene e ciò che è male; nel secondo caso invece, non è prescrittiva perché, come abbiamo detto nella precedente lezione, non si presenta come una lista di cose da fare.
La morale è invece deontologica, ovvero basata sul dovere (deon) determinato dalla ragione stessa. Proprio per questo la moralità non consiste nel seguire una norma specifica, ma nel comprendere qual è il proprio volere nei confronti del dovere.
Voglio fare ciò che devo fare? O lo faccio solo perché mi è stato imposto? Oppure peggio ancora, lo faccio per il raggiungimento di un fine?
A questo punto Kant introduce la differenza tra “bene” e “piacere”, infatti, il termine latino Bonum, è tradotto in tedesco in Gute e Wohl, due termini completamente differenti.
Il primo significa “Buono” in senso morale, il secondo invece significa “ciò che è bene per l’individuo”, o piacevole.
Quindi Gute è il bene di per sé, universale e razionale (basato sulla ragione), da qui le conseguenze sono che:
1) Il bene non determina la legge morale, ma è da essa determinato. Quindi di conseguenza è “bene” (Gute) ciò che rientra in un comportamento morale. Esempio:
NON è il rispetto (inteso come diritto/necessità) a scandire cosa deve essere morale e cosa no, ma è la legge morale che, realizzandosi, ha come conseguenza il bene sotto forma di rispetto.
2) La morale è determinazione della volontà, a prescindere dal fatto che ne consegua qualcosa di dannoso oppure utile. Ad esempio:
Se dico la verità mi comporto moralmente, anche se a questo consegue lo star male di un individuo che poteva essere evitato.
Se invece dico una bugia a fin di bene, non avendo detto la verità, ho agito immoralmente, ANCHE se l’obiettivo era fare del bene.
Quindi ripeto: la morale prescinde le conseguenze, è determinazione della volontà.
Morale del dovere
a) Duplice natura (Ragione e sensibilità)
1) La sensibilità individualizza in quanto ciò che proviamo è nostro e sconosciuto agli altri, la ragione universalizza.
2) La ragione resta il modello ideale, ma non può essere unitario, poiché noi siamo legati alla nostra sensibilità
→ E’ detta morale del dovere perché ogni scelta morale è data dalla scelta della ragione rispetto alle nostre tendenze individuali, e la massima norma “ragionevole” è il dovere.
b) Rispetto per l’umanità
→ La seconda legge recita: “Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”
→ Significa rispettare la dignità nell’umanità (in noi e negli altri)
→ Rifiuta il suicidio e il disprezzo di sè
c) Morali autonome
→ Se e solo se la volontà può considerarsi essa stessa giustificazione della propria massima, quindi non vincolata da volontà superiori (neanche quella divina)
→ Si verifica solo se la massima è autofondata, basata sulla ragione
d) Morali eteronome
→ Scelta volta al conseguimento di un fine
Morale dell’intenzione
a) Libertà
→ Possibilità di volere qualcosa (anche nell’impossibilità di farla)
→ L’oggetto della ragion pratica è relativo alla possibilità di stabilire, sulla base della ragione, ciò che è bene e ciò che è male
b) Morale deontologica
1) NO descrittiva
2) NO prescrittiva
c) Il bene e il piacere
1) Gute: Buono in senso morale (Bene)
→ E’ tale in sé, basato sulla ragione, non è a fondamento della legge morale, ma è “Bene” ciò che è ad essa conforme
→ La morale è quindi determinazione della volontà (che se essa porta a conseguenze negative)
2) Wohl: ciò che è “bene” per l’individuo (piacevole)
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#filosofia #kant #laurapirotta #morale
Infatti, la libertà non riguarda tanto il “fare” quanto il “voler fare”, ovvero l’intenzionalità, la volontà di fare, il desiderio di fare.
Infatti, se io avessi il volere di restituire un prestito ma fossi impossibilitato nel farlo, io avrei ugualmente agito moralmente.
Inoltre è bene tenere a mente che la morale di Kant non è né descrittiva, né prescrittiva, ovvero, nel caso della prima perché si può effettivamente stabilire ciò che è bene e ciò che è male; nel secondo caso invece, non è prescrittiva perché, come abbiamo detto nella precedente lezione, non si presenta come una lista di cose da fare.
La morale è invece deontologica, ovvero basata sul dovere (deon) determinato dalla ragione stessa. Proprio per questo la moralità non consiste nel seguire una norma specifica, ma nel comprendere qual è il proprio volere nei confronti del dovere.
Voglio fare ciò che devo fare? O lo faccio solo perché mi è stato imposto? Oppure peggio ancora, lo faccio per il raggiungimento di un fine?
A questo punto Kant introduce la differenza tra “bene” e “piacere”, infatti, il termine latino Bonum, è tradotto in tedesco in Gute e Wohl, due termini completamente differenti.
Il primo significa “Buono” in senso morale, il secondo invece significa “ciò che è bene per l’individuo”, o piacevole.
Quindi Gute è il bene di per sé, universale e razionale (basato sulla ragione), da qui le conseguenze sono che:
1) Il bene non determina la legge morale, ma è da essa determinato. Quindi di conseguenza è “bene” (Gute) ciò che rientra in un comportamento morale. Esempio:
NON è il rispetto (inteso come diritto/necessità) a scandire cosa deve essere morale e cosa no, ma è la legge morale che, realizzandosi, ha come conseguenza il bene sotto forma di rispetto.
2) La morale è determinazione della volontà, a prescindere dal fatto che ne consegua qualcosa di dannoso oppure utile. Ad esempio:
Se dico la verità mi comporto moralmente, anche se a questo consegue lo star male di un individuo che poteva essere evitato.
Se invece dico una bugia a fin di bene, non avendo detto la verità, ho agito immoralmente, ANCHE se l’obiettivo era fare del bene.
Quindi ripeto: la morale prescinde le conseguenze, è determinazione della volontà.
Morale del dovere
a) Duplice natura (Ragione e sensibilità)
1) La sensibilità individualizza in quanto ciò che proviamo è nostro e sconosciuto agli altri, la ragione universalizza.
2) La ragione resta il modello ideale, ma non può essere unitario, poiché noi siamo legati alla nostra sensibilità
→ E’ detta morale del dovere perché ogni scelta morale è data dalla scelta della ragione rispetto alle nostre tendenze individuali, e la massima norma “ragionevole” è il dovere.
b) Rispetto per l’umanità
→ La seconda legge recita: “Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”
→ Significa rispettare la dignità nell’umanità (in noi e negli altri)
→ Rifiuta il suicidio e il disprezzo di sè
c) Morali autonome
→ Se e solo se la volontà può considerarsi essa stessa giustificazione della propria massima, quindi non vincolata da volontà superiori (neanche quella divina)
→ Si verifica solo se la massima è autofondata, basata sulla ragione
d) Morali eteronome
→ Scelta volta al conseguimento di un fine
Morale dell’intenzione
a) Libertà
→ Possibilità di volere qualcosa (anche nell’impossibilità di farla)
→ L’oggetto della ragion pratica è relativo alla possibilità di stabilire, sulla base della ragione, ciò che è bene e ciò che è male
b) Morale deontologica
1) NO descrittiva
2) NO prescrittiva
c) Il bene e il piacere
1) Gute: Buono in senso morale (Bene)
→ E’ tale in sé, basato sulla ragione, non è a fondamento della legge morale, ma è “Bene” ciò che è ad essa conforme
→ La morale è quindi determinazione della volontà (che se essa porta a conseguenze negative)
2) Wohl: ciò che è “bene” per l’individuo (piacevole)
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