POLEMOS, IDENTITÀ E OPPOSIZIONE (parte prima) - prof.ssa Nicoletta Cusano

preview_player
Показать описание
CCS-ASES

Centro Casa Severino - ASES
Offerta formativa per le Scuole Secondarie Superiori
Ciclo di lezioni su tematiche del programma scolastico curricolare di Filosofia presentate e approfondite da Docenti Universitari di CCS-ASES.
Risposte agli studenti.

9/2/2023
Polemos, identità e opposizione
Discussants: dott. Alessio Fedeli, dott. Lorenzo Romagnoli, dott. Pietro Caiano

Рекомендации по теме
Комментарии
Автор

La Prof.ssa Cusano, che ascolto sempre con interesse, fa dire a Parmenide che l'essere è il suo stesso opporsi al nulla (questo, a mio modesto avviso, non è l'essere parmenideo, dal momento che l'essere inteso – si badi: inteso, non detto – da Parmenide è assoluto, quindi svincolato da quella stessa relazione esclusiva che è l'opposizione),

Ebbene, alla Professoressa che, appunto, sostiene che l'essere "è perché si oppone al nulla", andrebbe chiesto: e perché l'essere si oppone al nulla?
La risposta immagino sarebbe: perché l'essere è.
Sicché, ci si verrebbe a trovare – ed è l'esito coerente dell'aver posto essere e nulla sul medesimo piano, tradendo Parmenide – a dover concludere che: l'essere "è, perché si oppone al nulla" e che "si oppone al nulla, perché è".
Il che merita il nome di petizione di principio, mi sembra.

Inoltre, alla Professoressa andrebbe pure chiesto: ma la presunta opposizione (tra essere e nulla) "è"? – ammesso e non concesso che né l'essere né il nulla possano venire assunti quali "termini" di relazione (l'essere, se fosse un termine, sarebbe un ente; il nulla non si è mai dimostrato nie testi di Severino, a mia notizia, per quale ragione – che non sia l'assunzione dell'Autore cioè la sua volontà di applicare uno schema presupposto – per quale ragione dovrebbe essere positivamente "termine" anziché, appunto come puro negativa, "negativamente termine", cioè non poterlo essere affatto ovvero essere contraddittoriamente "termine": essere, in quanto puro negativo, esso stesso già tutta l'opposizione per contraddizione a sé non al positivo!).

Se, comunque, l'opposizione "è" – a fortiori se la si ritiene innegabile – , allora la stessa opposizione ricade nell'essere, il quale pertanto non potrà costituire insieme un termine della relazione oppositiva ed anche contenere, per così dire, per intero la stessa relazione di cui sarebbe termine.
Sarebbe termine (parte) di se stesso, cioè intero e non-intero, il che è impossibile, essendo una contraddizione.

1/2

anypotheton
Автор

Quanto alla lettura del detto di Anassimandro ma non solo, sempre se posso.

Perché interpretare l'esistenza delle determinazioni come uno "staccarsi" (consistere separatamente) dall'apeiron (dall'intero), anziché rilevare che ogni determinazione – quindi anche la totalità delle determinazioni – è come tale puro contraddirsi?

E perché sarebbero un necessario contraddirsi (quindi un innegabile togliersi)? Precisamente non perché "separate" ma in quanto tali, cioè perché esse – tutte e ciascuna – sono la pretesa di determinare (ab intra) l'intero innegabile.

Sicché, è la stessa distinzione (e non l'aborrita separazione, da cui peraltro la distinzione non si distingue, poiché separazione è concetto contraddittorio) ovvero la struttura originaria o lo strutturarsi dell'originario (dell'archè) a rappresentare la contraddizione: questa finirebbe per essere l'effettivo originario di chi assume l'originario come intrinsecamente distinto, strutturato.

La Prof.ssa Cusano sarebbe in grado di negare che la "determinazione (ergo negazione) dell'innegabile" non sia una innegabile contraddizione?

2/2

anypotheton