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Alla velocità della luce il tempo si ferma

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La luce, quando viaggia nel vuoto, raggiunge la velocità più alta consentita a un'entità fisica: poco meno di 300.000 chilometri al secondo. Se qualche oggetto, o la luce stessa, superassero quella barriera (ma non possono farlo...), anche la logica si ribellerebbe, e andremmo incontro a paradossi inconcepibili, come quelli in cui gli effetti precedono addirittura le cause che li hanno provocati.
«Si tratta - spiega il fisico Cesare Alfieri in questa seconda puntata di “Scintille” - di un limite talmente invalicabile che la Natura, piuttosto che abbatterlo, preferisce distorcere lo spazio e il tempo, per impedire che tale soglia venga attraversata. È, questo, uno dei temi centrali della teoria della relatività di Albert Einstein.
Facciamo un esempio: se una persona sale in auto per andare a trovare un amico, l’amico avrà la percezione che il tempo scorra più lento, rispetto a come lo percepisce la persona sull’automobile, perché entrambi devono vedere la luce andare alla stessa velocità. Contemporaneamente, per le medesime ragioni, la persona in macchina vedrà lo spazio che lo separa dall’amico più corto di quanto non lo veda lui, ma di così poco che nessuno dei due se ne renderà conto. La vita che viviamo tutti i giorni, infatti, è talmente lenta, rispetto alla velocità della luce, che questi effetti sono veramente minuscoli, da risultare impercettibili, trascurabili. Però è così in natura: ogni volta che c’è qualcuno/qualcosa che si muove rispetto a qualcos’altro, ci sono spazi che si dilatano e tempi che si accorciano. Tutto questo è stato verificato, confermato, da migliaia di esperimenti.
Più veloci andiamo, più il nostro orologio rallenta. Se, per ipotesi (impossibile) viaggiassimo alla velocità della luce, il tempo per noi non esisterebbe più.
«Si tratta - spiega il fisico Cesare Alfieri in questa seconda puntata di “Scintille” - di un limite talmente invalicabile che la Natura, piuttosto che abbatterlo, preferisce distorcere lo spazio e il tempo, per impedire che tale soglia venga attraversata. È, questo, uno dei temi centrali della teoria della relatività di Albert Einstein.
Facciamo un esempio: se una persona sale in auto per andare a trovare un amico, l’amico avrà la percezione che il tempo scorra più lento, rispetto a come lo percepisce la persona sull’automobile, perché entrambi devono vedere la luce andare alla stessa velocità. Contemporaneamente, per le medesime ragioni, la persona in macchina vedrà lo spazio che lo separa dall’amico più corto di quanto non lo veda lui, ma di così poco che nessuno dei due se ne renderà conto. La vita che viviamo tutti i giorni, infatti, è talmente lenta, rispetto alla velocità della luce, che questi effetti sono veramente minuscoli, da risultare impercettibili, trascurabili. Però è così in natura: ogni volta che c’è qualcuno/qualcosa che si muove rispetto a qualcos’altro, ci sono spazi che si dilatano e tempi che si accorciano. Tutto questo è stato verificato, confermato, da migliaia di esperimenti.
Più veloci andiamo, più il nostro orologio rallenta. Se, per ipotesi (impossibile) viaggiassimo alla velocità della luce, il tempo per noi non esisterebbe più.
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