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MATTINATA (Leoncavallo) - Lucio Lupoli, tenore

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R. Leoncavallo, "MATTINATA"
LUCIO LUPOLI, tenore
Fabrizio Romano, pianoforte
(Teatro Sannazaro, Napoli, 29 gennaio 1996)
E' il 1903 e Ruggero Leoncavallo ha trentasei anni: moglie, suocera, figlia adottiva sulle spalle, nonché le pesanti rate di Villa Myriam a Brissago, in Svizzera, da pagare. Il fiume di denaro, che gli si è riversato nelle tasche dopo il clamoroso trionfo dei “Pagliacci” di una decina di anni prima, si è prosciugato; né gli introiti delle opere successive, da “La Bohème” a “Zazà”, sono stati tali da soddisfare la sua mania di spendere. Ma, come già a Parigi all'inizio degli anni '80 dell'Ottocento, quando era vissuto accompagnando al pianoforte nei locali notturni alcuni cantanti, anche adesso a tirarlo fuori dai guai è il mestiere, la sua capacità di comporre di getto melodie brevi e pregnanti, sia per pianoforte solo (come “Viva l'America” del 1906, dedicata al presidente Roosevelt) sia per voce con accompagnamento orchestrale, su testi di poeti francesi e suoi. “MATTINATA” è una di queste, creata con la stessa facilità e disinvoltura con cui sono nate le quasi cento pagine cameristiche dello stesso genere. La fortuna di questa romanza inizia nel 1904, quando Enrico Caruso la incide a Milano con lo stesso autore al pianoforte. Non era la prima volta che il musicista affidava le sue creazioni alle nuove "macchine parlanti", come venivano allora chiamati i giradischi. Nel 1903 lo stesso Caruso aveva inciso per la RCA Victor l'aria “Vesti la giubba” dei “Pagliacci”, raggiungendo un enorme successo discografico (oltre un milione di copie vendute), ma con un guadagno quasi nullo per Leoncavallo, poco accorto nelle questioni economiche: tant'è vero che aveva venduto tutti i diritti di “Mattinata” per duemila lire alla Gramophone Company, casa discografica statunitense, che ne avrebbe poi ricavato introiti da capogiro, grazie anche alla versione inglese “This the Da”.
LUCIO LUPOLI, tenore
Fabrizio Romano, pianoforte
(Teatro Sannazaro, Napoli, 29 gennaio 1996)
E' il 1903 e Ruggero Leoncavallo ha trentasei anni: moglie, suocera, figlia adottiva sulle spalle, nonché le pesanti rate di Villa Myriam a Brissago, in Svizzera, da pagare. Il fiume di denaro, che gli si è riversato nelle tasche dopo il clamoroso trionfo dei “Pagliacci” di una decina di anni prima, si è prosciugato; né gli introiti delle opere successive, da “La Bohème” a “Zazà”, sono stati tali da soddisfare la sua mania di spendere. Ma, come già a Parigi all'inizio degli anni '80 dell'Ottocento, quando era vissuto accompagnando al pianoforte nei locali notturni alcuni cantanti, anche adesso a tirarlo fuori dai guai è il mestiere, la sua capacità di comporre di getto melodie brevi e pregnanti, sia per pianoforte solo (come “Viva l'America” del 1906, dedicata al presidente Roosevelt) sia per voce con accompagnamento orchestrale, su testi di poeti francesi e suoi. “MATTINATA” è una di queste, creata con la stessa facilità e disinvoltura con cui sono nate le quasi cento pagine cameristiche dello stesso genere. La fortuna di questa romanza inizia nel 1904, quando Enrico Caruso la incide a Milano con lo stesso autore al pianoforte. Non era la prima volta che il musicista affidava le sue creazioni alle nuove "macchine parlanti", come venivano allora chiamati i giradischi. Nel 1903 lo stesso Caruso aveva inciso per la RCA Victor l'aria “Vesti la giubba” dei “Pagliacci”, raggiungendo un enorme successo discografico (oltre un milione di copie vendute), ma con un guadagno quasi nullo per Leoncavallo, poco accorto nelle questioni economiche: tant'è vero che aveva venduto tutti i diritti di “Mattinata” per duemila lire alla Gramophone Company, casa discografica statunitense, che ne avrebbe poi ricavato introiti da capogiro, grazie anche alla versione inglese “This the Da”.
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