Karl Marx 3. Il Capitale

preview_player
Показать описание
Marx: Il Capitale. il valore della merce. Il denaro. Forza-lavoro e plusvalore. Caduta tendenziale del saggio del profitto. La fine del capitalismo.

Qui di seguito i link agli altri video su Marx:

Рекомендации по теме
Комментарии
Автор

A 5.00 non è proprio così. Il valore dell'orologio d'oro e rispettivamente il suo prezzo è superiore a quello in plastica non perché l'oro è più scarso, ma perché in 10 grammi d'oro, per esempio, è contenuto un lavoro sociale medio superiore a quello contenuto in 10 grammi di plastica. Riguardo alla differenza quantitativa tra la grandezza di valore e il prezzo di una merce, essa per Marx non deriva assolutamente dalla scarsità o abbondanza di un bene. Scarsità e abbondanza non sono categorie economiche marxiane in quanto in primo luogo non possono essere misurate e quindi non possono essere poste a fondamento di una teoria economica scientifica, inoltre una tonnellata di pane per es. può essere una quantità abbondante per soddisfare i bisogni alimentari di un singolo individuo ma insufficiente a sfamare un'intera nazione.La differenza quantitativa tra prezzo e grandezza di valore per Marx ha altre cause.
1) Squilibrio domanda/offerta. Qualora una merce sia prodotta in misura superiore a quella che può assorbire il mercato allora si sarà spesa in essa una quantità di lavoro sociale inutile corrispondente a questa differenza.Qualora per esempio in 10 tonnellate di pane è contenuta una quantità di lavoro sociale medio pari a 30 giornate lavorative, ma il mercato può assorbire solamente 5 tonnellate, allora 15 giornate lavorative saranno state impiegate inutilmente e quindi in 10 tonnellate di pane è contenuto un lavoro sociale utile di soli 15 giorni lavorativi. E qui vale il detto: presi insieme, insieme impiccati. Tutto il pane vale solo come un articolo di commercio e ogni kg vale solo come parte aliquota. Benché il lavoro sociale medio di 10 tonnellate di pane sia 30 giornate lavorative e quindi la grandezza di valore del pane sia commisurata a tale lavoro, il suo prezzo sarà corrispondente a un valore di 15 giornate lavorative e quindi il pane sarà venduto al di sotto del suo valore.
2) Valore del denaro. Essendo il valore di una merce, rispettivamente il suo prezzo, espresso in denaro, ne consegue che una variazione del valore del denaro comporta una variazione dei prezzi senza che sia intervenuta alcuna variazione nella grandezza di valore delle merci. Questo è il caso, per esempio, delle svalutazioni monetarie, del mutamento delle condizioni di circolazione e produzione di oro e argento che ai tempi di Marx costituivano il denaro del commercio nel mercato mondiale e, specie nel caso delle moderne valute fiat, delle politiche monetarie delle banche centrali riguardo ai tassi di interesse.
3) Domanda di mezzi di pagamento. Nell'esempio citato il possessore dell'orologio può acquistare la borsa prima di avere trasformato in denaro il suo orologio, rilasciando una cambiale per esempio a 30 giorni al possessore di borse. A sua volta il possessore di borse potrà girare la cambiale ricevuta per acquistare pelli dal possessore di pelli il quale potrà a sua volta farsi scontare la cambiale ricevuta dalla sua banca. Il possessore dell'orologio potrà vendere il suo orologio 30 giorni dopo avere acquistato la borsa, e chiudere il ciclo versando il denaro occorente a ritirare la cambiale alla scadenza. La circolazione delle merci assume quindi la forma M-M-D e il denaro assume la funzione di mezzo di pagamento.Questa forma della circolazione diventa preponderante nel commercio dove gli acquisti precedono le vendite e la funzione del denaro come mezzo di pagamento diventa tipica della circolazione del capitale commerciale. I produttori di merci infatti vendono all'ingrosso merci ai commercianti i quali vendono al dettaglio. Ma spesso il commerciante non ha il denaro per acquistare merci all'ingrosso prima di averle vendute e quindi rilascia una cambiale a 30, 60 o 90 giorni al produttore il quale se la fa scontare in banca, ottenendo da questa e non dal commerciante il denaro per chiudere il suo ciclo D-M-D'. Ovviamente al produttore non interessa più che fine fanno le merci vendute al commerciante, ovvero se esse entrino nel consumo o rimangano invendute nei suoi magazzini e tutto il processo produttivo può essere nello stato più prospero e ciononostante una grande parte delle merci restare invenduta nelle mani dei rivenditori trovandosi quindi ancora sul mercato sotto forma di capitale merce. Flusso di merci segue ora flusso di merci e infine di scopre che il flusso precedente è stato assorbito dal consumo solo apparentemente. Le merci lottano l'un l'altro per un posto sul mercato. Pur di vendere quelli giunti per ultimo vendono sotto prezzo. I flussi precedenti non sono stati ancora resi liquidi mentre scadono i termini di pagamento. I loro possessori sono costretti a dichiararsi insolventi, ossia per pagare sono costretti a vendere a qualsiasi prezzo. E il calo dei prezzi non ha assolutamente niente a che fare nè col valore della merce nè con lo stato effettivo della domanda. Esso ha a che fare unicamente con la domanda di pagamento, con l'assoluta necessità di conventire merce in denaro. A questo punto scoppia la crisi la quale risulta evidente non nella immediata diminuzione della domanda di consumo, ma nella dimunuzione dello scambio di capitale con capitale.
4) Ne consegue che per Marx, benché la differenza quantitativa tra prezzo e grandezza di valore sia sempre possibile e anzi la loro uguaglianza sia solo un caso, qualora si considerino periodi sufficientemente lunghi essi tenderanno a coincidere. I prezzi oscillano ora al di sopra e ora al di sotto della grandezza di valore gravitandogli sempre intorno. Ma questo non è un difetto della forma di prezzo. Anzi, ne fa la forma appropriata di un modo di produzione in cui si può imporre la regola solo come legge media della sregolatezza che agisce ciecamente.

A 8.00 Non è cosi. Il plusvalore non è "un valore che è superiore a quello inzialmente introdotto nel ciclo di produzione". Il plusvalore è il valore prodotto dal lavoro non pagato (che quindi non è costato nulla al capitalista), il pluslavoro, ed è rappresentato nel plusprodotto. Quindi se un capitalista introduce (anticipa) nel cicclo produttivo un valore di 80, pari a 40c e 40v, e il valore del prodotto è 120, il plusvalore sarà pv= 120-80=40 che non è assolutamente superiore al valore introdotto nel ciclo che è 80.

A 10.30 Si parla correttamente del saggio del profitto come guadagno del capitalista sul capitale anticipato, tuttavia nella slide viene introdotto come sfruttamento il quale non ha nulla a che vedere col saggio del profitto r(p)=pv(c+v), quanto piuttosto col saggio del plusvalore r(pv)=pv/v. Per Marx lo sfruttamento infatti, emerge dal rapporto del valore non pagato, rispettivamente plusvalore, e il valore pagato, rispettivamente salario, perché solo in tale rapporto si esprime quanto pv va al capitalista per ogni v pagato in salario. In r(p), al contrario, lo sfruttamento è nascosto, camuffato, in quanto esprime quanto pv va al capitalista per ogni unità di capitale complessivamente anticipato (c+cv). Nella forma del tasso di profitto r(p) la parte del valore aggiunto che rappresenta il guadagno del capitalista, pv, appare venir fuori non solo dal denaro speso in salario (cv) ma anche dal denaro speso in materie prime e macchine (c), come se anche il lavoro morto incorporato in queste ultime avesse la stessa proprietà di creare valore del lavoro vivo incarnato nella forza lavorativa. Questo è il nucleo centrale attorno al quale ruota l'intera comprensione del Capitale, ovvero l'esposizione di Marx del carattere illusorio della credenza della teoria economica classica secondo cui il valore sgorga egualmente da tutte le parti del capitale e non solo dalla parte investita nel lavoro.

permarx