Talenti e profitto: la parabola più capitalista del Vangelo

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#bellaprof #talenti #parabola

Qual è il valore di un talento? Perché nella parabola dei talenti il padrone punisce così severamente il servo che non gli consegna un profitto? E se il servo avesse invece rischiato? La parabola più capitalistica del Vangelo non smette di sollevare domande...

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Комментарии
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Buon giorno. A posteriori a noi viene presentato un padrone che pesa l'uomo sulla base del fatto che questi abbia o meno avuto il coraggio di "spendersi", cioè investire il talento ricevuto; ma un vero padrone, ricco perchè ha saputo investire bene il proprio denaro, avrebbe accettato veramente la perdita del capitale a causa di un investimento sbagliato? Il fare, lo spendersi, non è sufficiente agli occhi del padrone, è il fare meditato, scelto per un fine che merita il premio, anche se il capitale viene perduto. Sicuramente, però, il "Chi non fa non falla" è il peggiore dei mali della nostra società ed una perdita di talenti letale.

maurobuttolo
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Se qui valgono parabole come questa, io scappo e me ne vado su un altro pianeta: anche da solo.

lucianogerivulpinazi
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Buongiorno, Prof. Nella parabola dei talenti possiamo dire che il padrone è Dio e i talenti sono le capacità che Dio dona ad ognuno di noi. Nella nostra società si fa, a mio avviso, molta confusione tra capacità e merito (meritocrazia). Le capacità sono, appunto, un dono gratuito, non meritato. Il merito, invece, è legato al modo in cui utilizziamo queste capacità secondo le aspettative del padrone, nella parabola, di Dio nel significato della parabola. La parabola ci dice che il servo che ha avuto cinque talenti, e ne frutta altri cinque, ha lo stesso merito del servo che ha avuto due talenti e ne frutta altri due. Infatti entrambi hanno lo stesso premio finale che è quello di partecipare alla mensa del padrone. Questo somiglia un po' alla frase "ognuno deve dare secondo le proprie capacità e avere secondo i propri bisogni". Non mi sembra molto capitalistica, non le pare?
Circa la domanda che lei fa alla fine, direi che, se il servo ha investito le proprie capacità nella giusta direzione e non hanno fruttato, non per colpa sua, avrà la giustificazione del padrone. Se invece non hanno fruttato per mancanza o cattiva volontà del servo, avrà lo stesso castigo del servo che ha ricevuto un solo talento. Il merito è, appunto, il modo in cui facciamo fruttare le nostre capacità secondo il piano che il Signore ha su ognuno di noi. Il premio finale sarà uguale per tutti.

orlandoaulicino
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A mio avviso non avrebbe reagito male perché, come ha detto lei, avrebbe comunque "apprezzato il tentativo" l'essersi messo in gioco del terzo servo. Sì, magari non sarebbe stato contentissimo "Ma bravo ti ho dato un talento e lo hai investito o gestito male" però avrebbe comunque apprezzato che il terzo servo aveva comunque "fatto qualcosa", ci aveva provato, aveva fatto "quello che aveva potuto con ciò che gli era stato dato" per poco che fosse, poco rispetto agli altri due ben inteso. Grazie ancora di tutto cuore e arrivederci! :)

LibriRiccardino
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La risposta é Abramo, gli fu accreditato il peccato per la fede, nonostante non avesse presentato le opere.
Vuol dire che se il terzo schiavo avesse investito, provato a compiere opere, e queste per motivi vari indipendenti da lui, fossero state infruttuose ( es. Non aver convertito nessuno o riavvicinato alla fede) allora il Signore lo avrebbe comunque accolto con benevolenza. Abramo credette nelle promesse di Dio pur essendo anziano lui e il seno di Sara, ma di lui non ci sono opere solo esempi di grande obbedienza.

fontanaargentata
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È vero. La paura paralizza quello che ha un solo talento.

hxbskbp
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l'avrebbe lodato per il coraggio .

marasalva
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Anche se l'ultimo schiavo avesse investito e perso tutto, il padrone giusto lo avrebbe comunque trattato alla pari degli altri, basti vedere la parabola in cui vengono assunte persone a diversi orari del giorno e a fine giornata, nonostante certe fossero li dalla mattina e certe solo a metà pomeriggio, tutte senza distinzioni vengono pagate uguali.
Parabole che puntano sul potenziale della persona e quindi la premiano, nonostante fallisca.
Proverbio cinese analogo a quello dei proverbi sull'uomo giusto:
Cadi 7 volte, alzati 8 volte

mikeiniziald
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Buongiorno prof, l
Innanzitutto grazie di cuore per tutti questi video.
Le rispondo tirando in ballo anche Dante. In un video in cui veniva spiegato l'Inferno dantesco chi commentava ha affermato che il peccato più imperdonabile è lo spreco dei doni di Dio (dei talenti, appunto). Perciò il terzo dei servi non investendo il proprio talento ha sprecato quello che il padrone gli aveva affidato. Ha avuto, secondo lui, paura di perderci nell'investimento del proprio unico talento ma per quel tipo di paura ha compiuto l'unica azione che l'ha portato a perderci: ha sotterrato il proprio talento, ha avuto paura di metterlo in gioco. Secondo me, opinione personale e quanto mai opinabile, se ci mettiamo in gioco, se investiamo i nostri talenti, in qualunque modo decidiamo di farlo non ci perdiamo mai e questo perché Dio ce li ha dati e ce li ha dati perché noi li usiamo e li usiamo largamente (per quanto ci è possibile)

LibriRiccardino
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Quesito interessante. Un quarto con mezzo talento che diciamo lo dimezza, mi fa pensare non al Talento perso, bensì condiviso. La Distribuzione dei Talenti è cosa molto difficile a livello percettivo. Si perde un po' del se, per contribuire al talento altrui. Ricorda le storie dei guaritori di paese, talentuosi ma incapaci o comunque impossibilitati nel passare i doni "forse non loro" alle generazioni future.

ben-fatto
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Le
distinzioni sociali sono un aspetto della vita quotidiana,
un marchio che ci si porta dietro nel corso dell’intera
esistenza pregiudicando in molti casi, l’opinione altrui,
il classico pregiudizio. Tali differenziazioni, al termine
della vita, scompaiono con essa. I titoli non hanno più alcuna validità, sono “buffonate” appartenenti al
mondo dei vivi. Mentre le anime sono diverse, rese
serie dalla morte che ha eliminato le gerarchie sociali,
le differenze buona rinascita per chi comprende questo TALENTO.

giusitrevisani
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Io mi chiedo piuttosto:
Se tutto la questione si riduce nell'avere agito o meno (nel dare da mangiare o no all'affamato, come nell'esempio) che senso ha parlare di talenti?
In questo modo sembra che si riduca tutto a una mera questione di volontà, piuttosto che di talento sprecato.
O la sola volontà è già un talento?
Ho capito male, forse?

antonvill
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Prof se avesse rischiato tutto è perso tutto il padrone gli avrebbe dato cmq molto di più in quanto avrebbe rischiato x lui mentre invece la paura lo ha paralizzato! Che ne pensa? Grande Prof!!!

dinogualtieri
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1) Secondo se se lo schiavo avesse rischiato tutto e perso tutto il padrone non sarebbe stato così duro, perché il punto chiave era PROVARE A FARE QUALCOSA, e nella vita è PROVARE A FARE QUALCOSA DI NOI STESSI E DELLE NOSTRE POSSIBILITÀ, a volte anche al costo di perdere tutto. Nessuno potrà mai dirci che non avevamo provato :)

2) Perchè nessuno dei 3 ne investe solo una parte? Sarebbe la scelta più logica (considerando a questo punto l’enormità della cifra) tenersene metà e investirne l’altra. In caso di perdita avremmo così a disposizione altro capitale.

chiaramanzotti
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Salve prof! Vorrei porle alcune domande. Ciascuno di noi è chiamato ad operare secondo le proprie capacità, ma come possiamo capire quale sia realmente il nostro compito quando nonostante tutto cerchiamo di assecondare i nostri progetti. E' possibile che la Sua Volontà si adatti, per farle un esempio, al nostro percorso di studio? In secondo luogo vorrei chiederle come fronteggiare alcuni momenti nei quali, specialmente noi giovani, perdiamo la voglia di pregare. La ringrazio

librolettura
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Wow, tough question. I would think that if the last slave took a risk and lost it all and I would assume that he did it all for Christ, then he would be rewarded for his efforts. I think...

garydicorzo
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La spiegazione del cambio valute ha qualche lacuna, trovo.

TheGaetanomariadigio
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Beh l’esempio lampante di chi rischia tutto con l’incognita di guadagnare ci è fornita proprio da Gesù. Egli ci invita ad investire la ns vita per il bene del prossimo e il guadagno per il padrone (in questo caso Dio) è rappresentato appunto dal guadagnare anime che in caso contrario andrebbero perdute per sempre! Direi che si innescherebbe un guadagno a ciclo continuo, grazie al ns esempio altre anime avrebbero la spinta a seguire il ns investimento in modo tale
Che diventi per il padrone un raccogliere frutti continui.

maddalenamarzulli
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… se lo schiavo avesse perso tutto il capitale probabilmente il giudizio sarebbe sul tipo di investimento effettuato. Mi spiego : A priori valutazione oggettiva sulla bontà e fattibilità del progetto in cui uno investe . Poi se uno valuta una serie di parametri e lo stesso gli va male, quantomeno ha usato il buonsenso nell’impegno profuso.
Certo se sei un gambler e ti va male, si esce dai parametri di cui sopra.

stefanosanto
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Buongiorno Prof. Possible farle una domanda? P. Arnaud, op.

marie-arnaudgualandi