Fotografia e Rivoluzione - Intervista a Gianni Berengo Gardin

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Cielo azzurro.
C'è un sole caldissimo in cielo.
Fa caldo.
Perché il cielo sopra Milano ha sempre qualcosa in più.
Suono il citofono.
Emozionato.
Entro in ascensore sapendo di incontrare una persona importante. Molto importante.

"Buongiorno" e gli do la mano.
Mani solide. Mani che hanno vissuto.
Perché le rughe sono espressioni artistiche dei ricordi.
E fra quei segno potevo immaginarmi il manicomio.
Quello vero che aveva visto nel 1969 quando, in compagnia di Carla Cerati e della sua macchina fotografica, immortalava scene drammatiche che poi si trasformeranno nel libro denuncia MORIRE DI CLASSE.

La fotografia come arma di rivoluzione: fermare tutti quegli attimi che sono in grado di accendere una miccia nel nostro cervello.

Perché la fotografia ha ancora la forza di smuovere le masse.
Di accendere gli animi.
Di creare rivoluzioni.

Signore e Signori, vi presento Gianni Berengo Gardin, uno dei più importanti fotoreporter italiani.
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