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una Gustav senza cannoni

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Spronato dalle dolorose vicende di cronaca internazionale, dove per Ucraina e Israele le ostilità non si placano e ogni tanto si devono fare ipotesi di recrudescenza, ho voluto ripercorrere storie nostrane per puntualizzare certe verità nascoste sul secondo conflitto mondiale, e dal ricordo di certe atrocità prendere spunto per una riflessione sugli atteggiamenti futuri. Il tema della guerra nelle sue cronache talora sconosciute si mischia con auspici di pace dettati da certi innegabili presidi territoriali che hanno certamente ispirato gli animi angosciati di allora circa soluzioni miracolistiche, e che hanno anche almeno in parte soccorso concretamente la popolazione, se solo pensiamo a certi luoghi iconici che potevano almeno per la loro tradizionale neutralità e supervisione, e provato ad essere di soccorso a chi cercava scampo da bombe ed azioni nemiche indiscriminate; in altri casi ciò si è mischiato con l’adorazione di certi fenomeni sovrannaturali, celebri in tutto il mondo, ma che poco si sono rivelati determinanti nell’allontanare i rischi per la propria vita. In generale sappiamo com’è andata sulla linea Gustav, un assurdo stillicidio di azioni ostili spesso tra ragazzi divisi da una bandiera ma non certo dalla voglia di vivere, un massacro di una generazione spesso di ventenni mandata a combattere per una ideologia megalomane, la sorte infelice che ha colpito anche neonati colpevoli solo di abitare in un ambiente dove la vendetta incrociata era una risorsa ordinaria; oppure gente che si era nascosta ma che poi è stata tradita ritrovandosi circondata dal nemico che non cercava altro che una azione tremenda ma riservata lontana da occhi indiscreti, la cosiddetta rappresaglia; ben peggiore che alle Fosse Ardeatine dove valse l’1 a 10, a sant’Agata è stato 1 a 21. In questa tensione tra la guerra di chi è costretto a combatterla, e la pace ispirata da luoghi e figure iconiche in tal senso, teatro dissacrante di azioni criminali, spicca la figura conclusiva di san Tommaso, al centro anche come bersaglio nel suo tempio di Ortona delle azioni descritte alla fine, perché nei luoghi più orientali della linea Gustav: egli dà l’esempio con la sua dottrina, e ispira a non contentarsi anche oggi in questi tempi difficili e dalle armi dalla potenzialità estrema, delle promesse, delle intenzioni, della buona volontà di chi mantiene comunque un equilibrato distacco dalla gestione della pace, ma di mettervi il dito nella piaga, di pretendere cioè come ingenui fanciulli che la pace si sprigioni in maniera chiara e incontrovertibile. Forse un’utopia o un’illusione, ma non dimentichiamo che certe grandi rivoluzioni, come quella francescana, sono scaturite dalla follia di chi ha voluto guardare oltre il dominio della ragione, perseguendo senza tregua e compromessi un fine apparentemente irraggiungibile, ma divenuto reale dopo che il sentimento ha preso il dominio sulla ragione senza mezze misure. Del pari la colonna sonora è un tutt’uno col coinvolgimento con una materia così tragica e delicata, infatti si tratta della “Patetica” sinfonia n’6 di Tchaikovsky, ovviamente in midi. Dunque “una Gustav senza cannoni” vuol essere l’andare oltre le vicende storiche, dolorose e magari poco note, per approdare all’idea di una pace universale benedetta dai segni acheropiti che il mistero di chi ha fede ha perseguito.
Per finire una nota su una sbavatura del commento vocale: l’ultima scena a Lanciano parla di una lapide a mosaico che in realtà è riferita ai moti del 1799, la Congiura dei Baroni, di ispirazione napoleonica; si indica il re borbone come un tiranno, ma in realtà il “baroni” prima miravano a mantenere i loro privilegi oltre la monarchia, e furono massacrati dopo che il cardinale Ruffo riprese il potere monarchico, come vendetta della regina per la morte di Maria Antonietta; poi corsero ad accordarsi con Garibaldi affinché “tutto cambiasse per non cambiare nulla”. I successivi sabaudi fecero peggio, tra l’altro il generale Cialdini non risparmiò fucilazioni anche nel teramano. Per questo il re tiranno in fondo era il meno colpevole, almeno loro ci tenevano per il sud ! Dunque ho lasciato il mio commento alla lapide come diretta a tutti gli oppressori, tedeschi compresi, e a chi li combatte.
Per finire una nota su una sbavatura del commento vocale: l’ultima scena a Lanciano parla di una lapide a mosaico che in realtà è riferita ai moti del 1799, la Congiura dei Baroni, di ispirazione napoleonica; si indica il re borbone come un tiranno, ma in realtà il “baroni” prima miravano a mantenere i loro privilegi oltre la monarchia, e furono massacrati dopo che il cardinale Ruffo riprese il potere monarchico, come vendetta della regina per la morte di Maria Antonietta; poi corsero ad accordarsi con Garibaldi affinché “tutto cambiasse per non cambiare nulla”. I successivi sabaudi fecero peggio, tra l’altro il generale Cialdini non risparmiò fucilazioni anche nel teramano. Per questo il re tiranno in fondo era il meno colpevole, almeno loro ci tenevano per il sud ! Dunque ho lasciato il mio commento alla lapide come diretta a tutti gli oppressori, tedeschi compresi, e a chi li combatte.