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E Continuavi a Brindare - LORIS CARIO

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Io, col megafono in gola, mentre brindavi col male nel cuore.
Dicevo "basta", con strilli di tromba: gli altri col calice, io con la bomba.
Scuse come: “Così mi rilasso”, mentre il bicchiere guidava il tuo passo.
Pancreas in sciopero, stomaco al rogo, vomiti pece e ti pare un gioco!
Rifiuti ogni voce contraria, meglio chi versa, chi loda e non ama.
Non è serata senza bottiglia. Io? Il cattivo. Famiglia? Sbadiglia!
E continuavi a brindare, brindare, mentre affogavo nel mare.
Sputavo verità come veleno, mentre ridevi col ghiaccio nel seno.
E continuavi a brindare, brindare, senza pensare, senza esitare.
Ora chi paga il conto del male? Sullo scontrino il mio nome compare!
Avevi le masse… non d’ammiratori, sotto la pelle esplosioni di errori.
Il fegato urlava: “Rivoluzione!”, ma tu davi retta solo all’invasione.
Mente impastata nei tuoi discorsi, nei tuoi ricordi, zero rimorsi.
Demenza: oggi è il tuo nome, io che ti cerco pure nel coma.
Mentre ischemia t’ha messo in stand-by, io da lontano, connesso in Wi-Fi.
E continuavi a brindare, brindare, mi consumavo per farti pensare.
Ti urlavo addosso, sembravo un demonio, volevo la vita, non il manicomio.
E continuavi a brindare, brindare, tavola versa, io a giudicare.
Ora non posso più starti accanto, gli assenti ora lavano le mani col pianto.
Mi hanno legato mani e coscienza, ora che serve solo presenza.
Allora, dov’erano tutti? C’erano tutti? Erano afflitti?
Loro i belli, io il brutto, nello spettacolo dei farabutti.
Loro i belli, io il brutto, secondo la voce dei farabutti.
Non servono fiori, non serve un altare, bastava smettere di brindare.
Non servono fiori, non serve un altare, bastava metterci un poco d'amore.
Dicevo "basta", con strilli di tromba: gli altri col calice, io con la bomba.
Scuse come: “Così mi rilasso”, mentre il bicchiere guidava il tuo passo.
Pancreas in sciopero, stomaco al rogo, vomiti pece e ti pare un gioco!
Rifiuti ogni voce contraria, meglio chi versa, chi loda e non ama.
Non è serata senza bottiglia. Io? Il cattivo. Famiglia? Sbadiglia!
E continuavi a brindare, brindare, mentre affogavo nel mare.
Sputavo verità come veleno, mentre ridevi col ghiaccio nel seno.
E continuavi a brindare, brindare, senza pensare, senza esitare.
Ora chi paga il conto del male? Sullo scontrino il mio nome compare!
Avevi le masse… non d’ammiratori, sotto la pelle esplosioni di errori.
Il fegato urlava: “Rivoluzione!”, ma tu davi retta solo all’invasione.
Mente impastata nei tuoi discorsi, nei tuoi ricordi, zero rimorsi.
Demenza: oggi è il tuo nome, io che ti cerco pure nel coma.
Mentre ischemia t’ha messo in stand-by, io da lontano, connesso in Wi-Fi.
E continuavi a brindare, brindare, mi consumavo per farti pensare.
Ti urlavo addosso, sembravo un demonio, volevo la vita, non il manicomio.
E continuavi a brindare, brindare, tavola versa, io a giudicare.
Ora non posso più starti accanto, gli assenti ora lavano le mani col pianto.
Mi hanno legato mani e coscienza, ora che serve solo presenza.
Allora, dov’erano tutti? C’erano tutti? Erano afflitti?
Loro i belli, io il brutto, nello spettacolo dei farabutti.
Loro i belli, io il brutto, secondo la voce dei farabutti.
Non servono fiori, non serve un altare, bastava smettere di brindare.
Non servono fiori, non serve un altare, bastava metterci un poco d'amore.