GADAMER 3: LA CONOSCENZA COME COMPRENSIONE ERMENEUTICA

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Buongiorno Mauro
Gadamer 3, ottima esposizione come al solito ed ottima idea del delicato sottofondo musicale per le videolezioni👍
Tornando a Gadamer, l'affermazione : "l'essere si manifesta come linguaggio", non ho ben capito se
il linguaggio è un modo di oggettivazione dell'aspetto eidetico della realtà oppure quello iletico o di entrambi (linguaggio-mondo). L'Essere che si manifesta nel linguaggio dell'essente come va inteso?
L'interpretazione ermeneutica potrebbe essere considerata, secondo la visione di Gadamer, anche uno degli strumenti relazionali che rendono possibile l'attuazione dell'ex sistere dell'essente?
Riguardo alla questione dei pre-giudizi condivido l'interpretazione di Gadamer: "è impossibile non avere pre-giudizi" ; tanto è che avevo avuto qualche perplessità circa la neutralità dell' epoche' sostenuta da Husserl nella sua fenomenologia 🤔
Il rifiuto da parte di Gadamer di adottare un metodo per la ricerca ermeneutica mi pare giusto; tuttavia alcuni aspetti tecnici, come la comparazione dei termini contenuti nei testi in cui si tenta di stabilire l'attribuzione ad un certo autore o la loro collocazione storica, possono essere complementari per l'interpretazione e la comprensione del testo. Sicuramente Gadamer conosceva bene queste tecniche, ma il suo scopo preminente, se ho ben inteso, è quello di negare la comprensione delle attività dello spirito solo mediante rigide linee guida o tanto peggio pratiche operative standard.
In relazione a quello che Gadamer chiama "urto del pregiudizio con il testo" ossia il pregiudizio dell'interpretante vs l'oggettività del testo, "processo dialogico", mi sembra che sia un processo pseudodialettico, che perviene ad un risultato mediano o quantomeno ad una reciproca compenetrazione dei due fattori senza escludere nessuno dei due e cmq un cammino storico interminabile.
Complessivamente ho ravvisato nella attività ermeneutica così proposta da Gadamer, una marcata soggettività riferita all'interpretante che, benché Gadamer ne ribadisca l'utilità dialogica nel confronto con la storicità del testo, tuttavia per sua stessa ammissione, l'esperienza dell'interpretante, la sua sensibilità, i suoi pregiudizi nel selezionare gli elementi del testo, appaiono decisivi all'interno del circolo ermeneutico.
Sotto questo riguardo l'attività ermeneutica gadameriana teoricamente produrrebbe nel tempo un 00 numero di interpretazioni per un 00 numero di interpreti storicamente determinati. Ma allora dove sta la verità specifica dell'ermeneutica?
A mio più che modesto parere la rifondazione dell'ermeneutica mi sembra una branca della filosofia che si occupa specificatamente delle opere dello spirito anziché una rifondazione ermeneutica.

rossanobarlettai
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