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Emil M. Cioran - Silenzio
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Emil M. Cioran (Rasinari, 8 aprile 1911 – Parigi, 20 giugno 1995)
Silenzio
Al culmine della disperazione
Traduzione di Fulvio Del Fabbro, Cristina Fantechi
Biblioteca Adelphi, 364
1934 E. M. CIORAN
1998 ADELPHI EDIZIONI
Guido Mazzon
“EPOCHÈ” ℗
Composizione originale
Lettura di Luigi Maria Corsanico
“Arrivare a credere solo nel silenzio, non apprezzare altro, è realizzare una delle espressioni più essenziali del fatto di vivere a margine della vita. Nei grandi solitari e nei fondatori di religioni l’elogio del silenzio ha radici più profonde di quanto s’immagini. Occorre che la presenza umana ti abbia esasperato e la complessità dei problemi disgustato al punto di non essere interessato che al silenzio e alle sue grida — cascate interiori il cui fragore si oggettiva nel mondo esterno.
La stanchezza persistente porta al culto del silenzio, perché quando si è esausti le parole perdono di significato e martellano nelle orecchie, ridotte a sonorità vuote, a vibrazioni esasperanti. I concetti si stemperano, la forza dell’espressione si attenua, tutto ciò che si dice o si ascolta si svuota fino ad apparire sterile e ripugnante. Niente ha più forma e consistenza, e tutto ciò che va e viene dall’esterno rimane un murmure monocorde e lontano, incapace di accendere le sfumature della vita spirituale, di suscitare interesse o curiosità. Sembra allora inutile esprimere un parere, prendere posizione o impressionare qualcuno, e tutti i rumori cui si è rinunciato montano nell’inquietudine dell’anima, esistente in tutti i grandi silenzi. Dopo essersi forsennatamente prodigati per risolvere tutti i problemi, dopo essersi tormentati al massimo grado, quando occorrerebbe dare risposte definitive, si finisce col trovare nel silenzio la sola realtà e l’unica forma d’espressione. Chi non vi perviene, non ha visto tutto.”
Silenzio
Al culmine della disperazione
Traduzione di Fulvio Del Fabbro, Cristina Fantechi
Biblioteca Adelphi, 364
1934 E. M. CIORAN
1998 ADELPHI EDIZIONI
Guido Mazzon
“EPOCHÈ” ℗
Composizione originale
Lettura di Luigi Maria Corsanico
“Arrivare a credere solo nel silenzio, non apprezzare altro, è realizzare una delle espressioni più essenziali del fatto di vivere a margine della vita. Nei grandi solitari e nei fondatori di religioni l’elogio del silenzio ha radici più profonde di quanto s’immagini. Occorre che la presenza umana ti abbia esasperato e la complessità dei problemi disgustato al punto di non essere interessato che al silenzio e alle sue grida — cascate interiori il cui fragore si oggettiva nel mondo esterno.
La stanchezza persistente porta al culto del silenzio, perché quando si è esausti le parole perdono di significato e martellano nelle orecchie, ridotte a sonorità vuote, a vibrazioni esasperanti. I concetti si stemperano, la forza dell’espressione si attenua, tutto ciò che si dice o si ascolta si svuota fino ad apparire sterile e ripugnante. Niente ha più forma e consistenza, e tutto ciò che va e viene dall’esterno rimane un murmure monocorde e lontano, incapace di accendere le sfumature della vita spirituale, di suscitare interesse o curiosità. Sembra allora inutile esprimere un parere, prendere posizione o impressionare qualcuno, e tutti i rumori cui si è rinunciato montano nell’inquietudine dell’anima, esistente in tutti i grandi silenzi. Dopo essersi forsennatamente prodigati per risolvere tutti i problemi, dopo essersi tormentati al massimo grado, quando occorrerebbe dare risposte definitive, si finisce col trovare nel silenzio la sola realtà e l’unica forma d’espressione. Chi non vi perviene, non ha visto tutto.”
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