Seduzione all'opera. Il duetto 'Là ci darem la mano' dal Don Giovanni di Mozart

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Interviene Anna Laura Bellina

Manifesto originale dell'opera "Il Don Giovanni"
Sul mito del cavaliere donnaiolo, blasfemo e degno di un'eterna condanna, sono state scritte numerose pièce con o senza musica nei secoli XVII e XVIII. Fra queste, il capolavoro di Mozart segna il punto d'arrivo della tradizione settecentesca, non solo per la famosa vicenda ma anche per la questione dei generi. Infatti, come si legge nel testo stampato a Praga nel 1787 in occasione della prima esecuzione, malgrado l'epilogo si tratta di un "dramma giocoso" dal titolo Il dissoluto punito che mette in primo piano la morale della favola piuttosto che il nome del libertino. La struttura del cast risponde allo standard fissato negli anni '50 da Goldoni e dalle compagnie di canto, formate da sette elementi: la coppia seria isolata dagli altri (Donn'Anna e Don Ottavio), i mezzi caratteri compromessi dalle avventure coi domestici (Don Giovanni e Donna Elvira), i contadini buffi (Zerlina e Masetto) e il servitore Leporello, ridicolo e pauroso come l'animale di cui porta il nome. Però ci sarebbe l'omicidio del commendatore che ritorna come statua funeraria, molto ingombrante anche se il ruolo terribile, ma vocalmente semplice e breve, in origine era affidato al comico Masetto. Alla fine donna Elvira, che va in convento, e don Giovanni, che va all'inferno, subiscono un destino simmetrico senza sposarsi. Donn'Anna e Don Ottavio rispettano un periodo di lutto prima del matrimonio, mentre il single Leporello si reca all'osteria in cerca di un padrone migliore. In particolare il duettino Là ci darem la mano (I, 9) esemplifica la scena in cui Don Giovanni, nobile senza onore, s'impegna a sedurre l'umile Zerlina che ha una gran voglia di cedere alle lusinghe dell'aristocrazia.
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