Travaglio parla di Israele in Libano

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Israele bombarda Beirut, e adesso cosa succede? #marcotravaglio #libano #netanyahu #israele
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Per favore, io voglio ascoltare Travaglio, non Mieli

ypalma
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Se fosse efficace il metodo netanyahu...perché non lo applicano per sconfiggere la camorra??

masi
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Mieli vai a fare il pensionato a guardare i cantieri che è meglio...

danielezana
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L' Occidente si è sempre vantato di avere valori che non ha, ma smettiamola una buona volta abbiamo anche noi grandi colpe, facciamo poco o peggio

rosavitiello
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Mi spiegate quale obbligo morale o giuridico avevano i palestinesi di accettare la spartizione della loro terra natia in due stati etnici? Sono stati gli europei cristiani a perseguitare gli ebrei, gli arabi di Palestina che c'entravano?

paoloscatolini
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Dite a Paolo Mieli che la risoluzione 181, votata dall’Assemblea generale il 29 novembre 1947, avrebbe dovuto sancire la nascita di due Stati: uno ebraico, l’altro arabo-palestinese. La componente ebraica presente al tempo nell’area compresa tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo rappresentava circa il 30% del totale e possedeva approssimativamente il 6, 7% della terra (v. L. Kamel, Whose Land?, "British Journal of Middle Eastern Studies", 42, 1, 2014).
Lo Stato ebraico sarebbe dovuto essere costituito su un’area di circa 14.100 chilometri quadrati (il 56, 47% del totale). All’interno di quest’ultima erano presenti circa 500.000 ebrei a fronte di 400.000 palestinesi (conteggiando i beduini si registrava una quasi parità). Qualora fosse stato indetto un referendum, la maggioranza ebraica, per quanto ristretta possa esser stata, avrebbe certamente optato per l’autodeterminazione e la separazione.
I palestinesi lamentavano il fatto che, nonostante le restrizioni che erano state imposte da Londra, larga parte della componente ebraica fosse costituita da immigrati approdati in Palestina in anni recenti, dal momento che, ancora all’inizio del Novecento, il rapporto demografico nell’area compresa tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo era di un ebreo per nove/dieci palestinesi (musulmani e cristiani). Questi ultimi, per contro, inglobavano al proprio interno solo una piccola minoranza (peraltro più difficile da calcolare) di persone giunte sul posto, da zone limitrofe e non da altri continenti, nel lasso temporale antecedente al 1947.
Per quanto concerne lo Stato arabo-palestinese, esso sarebbe dovuto essere costituito da circa 11.500 chilometri quadrati (il 42, 88% del totale), con una minoranza ebraica composta da circa 10.000 individui (a fronte di 800.000 palestinesi). La restante area di Gerusalemme avrebbe beneficiato dello status di “zona internazionale” sotto il controllo dell’Onu.
Il 56, 47% di suolo al quale si è fatto riferimento, dunque la porzione di terra attribuita allo Stato ebraico, inglobava al proprio interno la quasi totalità di una terra inospitale quale certamente è il Deserto del Negev (a quei tempi la popolazione ebraica in quest’area costituiva l’1% dei residenti totali). Alcuni studiosi sostengono inoltre che la Dichiarazione Balfour del 1917 avrebbe inteso garantire agli ebrei tutta la Palestina mandataria, inclusa l’area dell’allora Transgiordania.
È stato inoltre sottolineato che la decisione dell’Onu non tenne in adeguato conto della situazione economica e sociale legata alla maggioranza locale, alla quale vennero di fatto preclusi strategici sbocchi come quello sul Mar Rosso (sarebbe venuta a mancare anche una via di comunicazione diretta con la Siria), senza dimenticare che circa i 4/5 delle terre coltivate a grano, il 40% della rudimentale industria e la totalità delle terre coltivate ad agrumi si sarebbero trovate all’interno del perimetro di terra destinato alla costituzione di uno “Stato ebraico”. I palestinesi lamentarono il fatto di aver “ricevuto” un territorio in gran parte collinare:
“Non solo agli ebrei – che rappresentavano solo un terzo della popolazione – venne data la parte più grande e più fertile del paese, con il tratto costiero più vantaggioso e il solo porto considerevole, così che gli arabi erano quasi completamente esclusi dalle effettive vie di comunicazione marine, ma inoltre 500.000 arabi (quasi metà della popolazione araba) sarebbero dovuti restare nello stato ebraico. Un gran numero di questi erano gli abitanti di Jaffa, la più grande città in Palestina tra quelle completamente arabe e il principale porto marittimo degli arabi” (E. Atiyah, The Arabs, Penguin Books, 1958, p. 177).
C’è poi un secondo aspetto che va al di là delle molteplici interpretazioni e opinioni legate alla risoluzione in oggetto. Il riferimento è al rifiuto espresso al tempo da una percentuale rilevante del mondo arabo e alla decisione di Egitto, Iraq e Transgiordania di attaccare il neonato Stato d’Israele, proclamato unilateralmente da David Ben-Gurion il 14 maggio 1948. Quanto al ruolo dei palestinesi nel contesto di tale “rifiuto”, Uri Avnery, giornalista e pacifiste israeliano, protagonista di quegli anni, ha riassunto la questione in questi termini:
“Nessuno chiese agli arabi palestinesi di accettare o rifiutare alcunché. Qualora fossero stati interpellati, probabilmente avrebbero rifiutato la partizione, poiché – dalla loro prospettiva – attribuiva gran parte della loro patria storica a degli stranieri. Tanto più che agli ebrei, che all’epoca costituivano un terzo della popolazione, era assegnato il 55% del territorio – e anche lì gli arabi costituivano il 40% della popolazione. I governi degli Stati arabi rifiutarono la partizione, ma certamente non rappresentavano gli arabi palestinesi, che all’epoca erano ancora sotto il dominio britannico (come lo eravamo noi)”.

AlessandroFerrari-ixss
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Travaglio come.fai a dire che Israele é isolato? Dove sono le sanzioni? I nostri governi lo appoggiano a pieno purtroppo.
Mieli inascoltabile, no comment

cast
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grande marcone sempre analisi perfette .che naturalmente danno fastidio ai leccaculi.

giomar
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Ma mieli non riesce a tacere quando parlano gli altri? Che fastidio

stefanoturri
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Che dire...ha riassunto in 4 minuti la trieste realta' di quello che sta succedendo. Bravo Travaglio! Mieli ormai ha le fette di salame negli occhi, sara' magari anche per l'eta' avanzata...

aemilor
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marco merita la penna di platino per la sua capacita' giornalistica

pongufogu
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Travaglio dilla tutta: la risoluzione Onu del 67 era una risoluzione non vincolante...

EneaBaldi
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Parla dei terroristi come se fossero un popolo😮😮

vitodegiorgio
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Bisogna anche aggiungere che la spartizione voluta dall'ONU nel '48 era assolutamente ingiusta, del tutto favorevole agli israeliani: un territorio di proporzioni maggiori per una popolazione numericamente inferiore; agli israeliani i terreni più fertili e coltivabili, già usurpati con la forza agli arabi; gli insediamenti ebraici già esistenti venivano inclusi nei nuovi confini ebraici mentre molti villaggi arabi andavano spostati; lo stato ebraico avrebbe avuto accesso a tutti i mari e laghi, mentre agli arabi sarebbe stato impedito l'accesso al Mar di Galilea, principale bacino idrico, e al Mar Rosso, fondamentale per il commercio.
Praticamente una presa in giro.
Paolo Mieli, essendo uno storico e un giornalista di lungo corso, queste cose le sa benissimo, quindi delle due l'una: o è in malafede oppure sta smarrendo la memoria per via dell'età che avanza.

handr
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Grazie che c'è gente umana come voi.
Anche se questo massacro non po fermarlo nessuno 💔

tatektartour
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Mi piace sentirti perchè sei sempre obbiettivo e informato; è il modo migliore per capire e essere informati. Mi auguro che siano in molti.

valeriogiusto
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Marco sempre fa una analisi senza dubbi corretta

giuseppedamico
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A Camp David nel 2000 ci fu un tentativo di raggiungere un accordo di pace definitivo tra Israele e i Palestinesi, mediato dal presidente Clinton. Vi parteciparono il Primo Ministro israeliano Ehud Barak e il Presidente Palestinese Arafat. L'obiettivo era affrontare questioni cruciali come lo status di Gerusalemme, il diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi, i confini e gli accordi di sicurezza.

Ehud Barak avrebbe offerto concessioni significative, tra cui gran parte della Cisgiordania, parti di Gerusalemme Est e una soluzione alla questione dei rifugiati.

Dall'altra parte Arafat rifiutò la proposta, ritenendola inadeguata, in particolare sulla questione di Gerusalemme Est e della sovranità sui luoghi santi. I palestinesi ritenevano inoltre che i compromessi territoriali fossero insufficienti, soprattutto riguardo alla Cisgiordania e alla Striscia di Gaza.

Il vertice si concluse senza un accordo. Il rifiuto di Arafat di accettare la proposta portò alcuni a incolparlo per il fallimento dei colloqui, mentre altri sostenevano che l'offerta israeliana fosse troppo limitata e non in linea con le risoluzioni internazionali. Il fallimento di Camp David fu seguito da un aumento delle tensioni, contribuendo allo scoppio della Seconda Intifada nel settembre 2000.

Nel 2001, alcuni mesi dopo il fallimento del vertice di Camp David. I negoziatori di Israele e Palestina si riunirono nuovamente a Taba, in Egitto, e discussero modi per colmare le loro differenze su questioni come i confini, i rifugiati e Gerusalemme. Tuttavia, nonostante alcuni progressi, i colloqui si conclusero senza un accordo finale, per uno stato binazionale, poiché il clima politico peggiorò e le elezioni israeliane portarono alla vittoria di Ariel Sharon.

MB-lz
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Tutto casuale o pianificato da tempo? Marco, pensi che i Presidenti comandino da soli? Ma dai...

giuliocaprini-bepj
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Dunque sono questi i soggetti ragionevoli che riescono a non diffendere Israele..che tristezza.

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