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Ictus cerebrale: quali sono i campanelli di allarme?
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“L’Ictus cerebri rappresenta una patologia di importanza sempre più prevalente al giorno d’oggi, associato agli stili di vita e al processo aterosclerotico, quando è ictus ischemico. Questo tipo di patologia ha più cause, una possibilità emboligena-cardiogena, la possibilità di restringimento delle arterie che portano il sangue al cervello, le arterie carotidi. Le arterie carotidi, soprattutto nella biforcazione, possono essere soggette ad un processo più veloce di aterosclerosi, lo sviluppo di una placca che va a restringere il lume della carotide interna, quella che porta il sangue al nostro cervello.
Con la presenza di una placca carotidea, dobbiamo mettere in atto una serie di accorgimenti, di trattamenti, quali possono essere quello farmacologico, la prevenzione di tutti i fattori di rischio cardiovascolare, l’instaurarsi di una terapia apposita antiaggregante ed un contenimento della problematica lipidica tramite una statina. Quando la placca supera un determinato cut-off (livello) la terapia farmacologica non riesce a contenere il rischio di ictus ischemico cerebrale, caratterizzato da due problematiche: la possibilità di un’embolia dalla placca, un pezzettino di placca o del trombo che si forma sulla placca parte e va ad occludere l’arteria più piccola del diametro dell’embolo stesso, oppure si può chiudere totalmente l’arteria, andando a provocare un proprio ictus ischemico.
In questo caso, quando la placca aumenta, va avviato il paziente ad un trattamento chirurgico. Il trattamento chirurgico, effettuato con un trattamento ‘open’, cioè apertura dell’arteria, interruzione momentanea del flusso sanguigno, pulizia totale, la placca viene rimossa totalmente, e viene ricomposta l’arteria. Oppure, nel caso dei pazienti più fragili, si può intervenire in maniera endovascolare mininvasiva percutanea attraverso una semplice puntura a livello femorale o dell’arteria radiale, andando a posizionare uno stent all’interno dell’arteria che va a comprimere la placca stessa e a riaprire il vaso. Naturalmente, non c’è un trattamento migliore dell’altro, va trovato il trattamento giusto per il singolo paziente a seconda della morfologia anatomica della placca e dell’albero arterioso e alle comorbidità, le patologie che il paziente porta nella sua vita.”
Intervistatore
“Professore, ecodoppler, controlli, certo. Ma sappiamo che c’è una fascia della popolazione diciamo ‘pigra’, quali sono i segnali che devono portare ad un controllo specialistico? Quali sono i campanelli di allarme di una patologia che può diventare così seria come quella di cui stiamo parlando?”
Prof. Tinelli
“Purtroppo, se dobbiamo parlare solo di ictus ischemico, i campanelli di allarme, quando arrivano, sono già abbastanza gravi. Però, una parte di questi campanelli d’allarme, è rappresentato dall’attacco ischemico transitorio che, come dice la parola stessa, essendo transitorio ci dà un po’ di tempo per intervenire. Quindi, qualora un paziente dovesse avere un disturbo della motilità, o della sensibilità degli arti superiori o il problema di eloquio della parola di alcuni secondi o minuti, in assenza della prevenzione primaria, cioè del fatto che ha eseguito quelli che dovrebbero essere dei routinari controlli ecocolordoppler dopo i 50 anni nel maschio, 55 nella donna, deve rivolgersi ad uno specialista o, addirittura, al pronto soccorso per andare a risolvere il problema dell’urgenza. Ma ricordiamo, prima dell’urgenza va fatta la prevenzione primaria. Se mi posso permettere, i campanelli d’allarme generale per andare ad individuare una patologia cardiovascolare e usciamo dalla patologia dell’ictus ischemico parlando di tutto quello che è cardiovascolare. Perché, abbiamo detto, il sistema cardiovascolare è un po’ come le tubature di una casa, se abbiamo del calcio nelle tubature di una casa di 40 anni nel bagno, è probabile che ce lo abbiamo anche nella cucina, quindi, un paziente che ha delle placche sulle carotidi è probabile che abbia delle placche anche a livello delle coronarie, quindi del cuore, negli arti inferiori o nelle altre parti del corpo. “
I campanelli di allarme possono essere dati da più elementi a seconda della patologia dove si va ad instaurare. Per esempio, uno dei campanelli d’allarme piu’ evidenti è quello del dolore alla marcia al polpaccio quando si instaura un restringimento soprattutto dell’arteria femorale superficiale, stiamo parlando di restringimenti arteriosclerotici di stenosi a livello degli arti inferiori. Quello sì che è proprio un vero e proprio campanello d’allarme che dice ‘attenzione, c’è qualcosa che non va’, ma non vanno solo screenati, valutati, gli arti inferiori. Una volta che abbiamo questo campanello d’allarme va instaurato un processo di screening globale del paziente cardiovascolare.
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