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13. Kant: il giudizio estetico

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Oggi affrontiamo un argomento di fondamentale importanza, nonché uno dei più interessanti, quello della terza critica: “Critica del giudizio”.
E’ importante tenere a mente che questa terza Critica rappresenta il tentativo di risposta alle questioni sorte con le prime due Critiche, che abbiamo visto nel dettaglio nei video precedenti.
Infatti, la Critica del giudizio, si occupa della ricerca di un senso al mondo.
Il motivo per cui ritengo questo argomento molto interessante, è il fatto che l’oggetto di questa terza Critica sia il “sentimento”.
Il sentimento può dare la risposta alla domanda: che senso ha il mondo? E la nostra vita?
Questa visione, più romantica delle precedenti, fa sorgere a Kant il bisogno di introdurre un ulteriore giudizio, diverso da quello conoscitivo che abbiamo incontrato nelle precedenti lezioni, un giudizio che permetta proprio di interrogarsi sul senso della vita..
Kant chiamò questo giudizio: riflettente.
Il giudizio riflettente è distinto in: estetico e teleologico, e nella lezione di oggi, vedremo nel dettaglio il primo dei due.
Quindi, abbiamo detto che Kant fa una netta distinzione fra giudizio determinante (conoscitivo) e giudizio riflettente (sul senso della vita), e quest’ultimo lo divide in due: estetico e teleologico.
Analizziamo ora il giudizio riflettente estetico.
Questo importante giudizio ci dà modo di interrogarci sul senso della bellezza in sé, risponde quindi alla domanda: cosa è bello? Perché qualcosa è bello? O ancora, quel qualcosa, è bello per tutti?
Trattando di argomenti fortemente singolari, il giudizio estetico dà una visione soggettiva delle cose, eppure si dimostra comune a tutti gli esseri viventi, uomini per l’appunto.
Infatti, seppur introduce una netta distinzione tra “bello” e “piacevole”, il primo oggettivo e il secondo soggettivo, Kant si occupa principalmente della bellezza dal punto di vista: “soggettivo”.
Infatti, mettendo in atto una vera e propria “rivoluzione copernicana”, rivoluziona completamente la visione di bellezza in auge fino a quel momento, ritenendo la “bellezza” NON una caratteristica propria dell’oggetto, bensì un “canone” in parte soggettivo e in parte oggettivo attraverso cui IL SOGGETTO è capace di ritenere l’oggetto bello oppure no, che si tratti propriamente di un oggetto, di un emozione o di una persona.
Infatti, afferma Kant, il sentimento del gusto, ciò che ci permette di decidere quel che piace e quel che non piace è considerato una struttura a priori universale, comune a tutti gli uomini.. eppure, è dotato di una forte soggettività, come alla fine succede nella vita di tutti i giorni: ciò che è bello per me non è detto che lo sia per qualcun altro..
Proprio per questa contrapposizione, il giudizio estetico si dice essere complice di uno strano fenomeno che Kant chiama: antinomia del gusto.
Infatti, la bellezza, e in generale il gusto, risulta essere un qualcosa di contemporaneamente universale (uguale per chiunque) e diverso per i vari individui, e proprio questa contrapposizione ne definisce l’antinomia.
Giudizio estetico (riflettente) , piacevole ≠ bello
a) Analitica
→ Il giudizio riflettente riguarda la nostra soggettività perché esprime ciò che sentiamo, perciò la bellezza è fondata sul soggetto e non sull’oggetto (rivoluzione copernicana)
→ Il bello è comune a tutti gli uomini
→ Il piacevole è legato alla sensibilità ed è individuale
b) Dialettica
1) L’antinomia del gusto è che si sa che il gusto non è disputabile, è quindi intersoggettivo ma universale
→ (soluzione) Il sentimento del gusto è trascendentale e una struttura a priori universale.
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#filosofia #kant #laurapirotta #giudizioestetico
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Infatti, la Critica del giudizio, si occupa della ricerca di un senso al mondo.
Il motivo per cui ritengo questo argomento molto interessante, è il fatto che l’oggetto di questa terza Critica sia il “sentimento”.
Il sentimento può dare la risposta alla domanda: che senso ha il mondo? E la nostra vita?
Questa visione, più romantica delle precedenti, fa sorgere a Kant il bisogno di introdurre un ulteriore giudizio, diverso da quello conoscitivo che abbiamo incontrato nelle precedenti lezioni, un giudizio che permetta proprio di interrogarsi sul senso della vita..
Kant chiamò questo giudizio: riflettente.
Il giudizio riflettente è distinto in: estetico e teleologico, e nella lezione di oggi, vedremo nel dettaglio il primo dei due.
Quindi, abbiamo detto che Kant fa una netta distinzione fra giudizio determinante (conoscitivo) e giudizio riflettente (sul senso della vita), e quest’ultimo lo divide in due: estetico e teleologico.
Analizziamo ora il giudizio riflettente estetico.
Questo importante giudizio ci dà modo di interrogarci sul senso della bellezza in sé, risponde quindi alla domanda: cosa è bello? Perché qualcosa è bello? O ancora, quel qualcosa, è bello per tutti?
Trattando di argomenti fortemente singolari, il giudizio estetico dà una visione soggettiva delle cose, eppure si dimostra comune a tutti gli esseri viventi, uomini per l’appunto.
Infatti, seppur introduce una netta distinzione tra “bello” e “piacevole”, il primo oggettivo e il secondo soggettivo, Kant si occupa principalmente della bellezza dal punto di vista: “soggettivo”.
Infatti, mettendo in atto una vera e propria “rivoluzione copernicana”, rivoluziona completamente la visione di bellezza in auge fino a quel momento, ritenendo la “bellezza” NON una caratteristica propria dell’oggetto, bensì un “canone” in parte soggettivo e in parte oggettivo attraverso cui IL SOGGETTO è capace di ritenere l’oggetto bello oppure no, che si tratti propriamente di un oggetto, di un emozione o di una persona.
Infatti, afferma Kant, il sentimento del gusto, ciò che ci permette di decidere quel che piace e quel che non piace è considerato una struttura a priori universale, comune a tutti gli uomini.. eppure, è dotato di una forte soggettività, come alla fine succede nella vita di tutti i giorni: ciò che è bello per me non è detto che lo sia per qualcun altro..
Proprio per questa contrapposizione, il giudizio estetico si dice essere complice di uno strano fenomeno che Kant chiama: antinomia del gusto.
Infatti, la bellezza, e in generale il gusto, risulta essere un qualcosa di contemporaneamente universale (uguale per chiunque) e diverso per i vari individui, e proprio questa contrapposizione ne definisce l’antinomia.
Giudizio estetico (riflettente) , piacevole ≠ bello
a) Analitica
→ Il giudizio riflettente riguarda la nostra soggettività perché esprime ciò che sentiamo, perciò la bellezza è fondata sul soggetto e non sull’oggetto (rivoluzione copernicana)
→ Il bello è comune a tutti gli uomini
→ Il piacevole è legato alla sensibilità ed è individuale
b) Dialettica
1) L’antinomia del gusto è che si sa che il gusto non è disputabile, è quindi intersoggettivo ma universale
→ (soluzione) Il sentimento del gusto è trascendentale e una struttura a priori universale.
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