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Voce che grida - III Domenica di Avvento

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Anche questa domenica ci conduce Giovanni Battesta, l’ amico dell’Avvento. Chi è quest’uomo? Si vede in Lui la ricapitolazione di tutto l’antico testamento: l’attesa, la preparazione e la designazione di Cristo. Ma anche noi siamo nella stessa situazione perchè anche se Cristo è già venuto è Colui che viene e che verrà, Colui che ancora non è del tutto presente. La sua presenza è indiscutibile ma è sempre uno che è in movimento e che ci attira verso il luogo in cui è. Ciò che noi abbiamo sotto gli occhi e tra le mani è la Chiesa, la chiesa che ci indica il Cristo come Giovanni lo indicava ai suoi discepoli. Come per Giovanni anche per la chiesa si pone la questione di identità: “Chi sei tu? “, “Chiesa chi sei?”.
“Io non sono il Cristo”. Giovanni rifiuta di essere un personaggio del passato, non sono Elia. Ma insiste soprattutto perchè non lo si confonda col Cristo, l’uomo che deve venire. Non vuole essere che una voce. Sparisce dietro a colui che designa e a cui ha fatto strada. Qui c’è una grande somiglianza con la chiesa. La chiesa non è il Cristo, non è il suo Regno. Durante i secoli indica Cristo agli uomini e insegna loro la strada per raggiungerlo. “Era venuto come testimone , per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di Lui”. Mettiamo tutto questo al femminile e diciamolo per la chiesa. Non si crede nella chiesa ma “per la chiesa”. La chiesa è il corpo di Cristo, è vero, ma la sposa non è lo sposo (e reciprocamente) anche se è carne della sua carne. In breve: la Chiesa con i suoi uomini e le sue strutture non può pretendere l’autorità di Cristo stesso. Un solo padre: Dio; una sola guida: Il Cristo. Ciò non toglie niente alla chiesa: “Tutti credono per mezzo di lei”.
La Buona Novella. La liturgia di questa domenica è centrata sulla gioia: Il Vangelo ci dice che Giovanni è venuto a rendere testimonianza alla luce, luce che permette agli uomini di camminare “finchè è giorno”. Questa è la sostanza del messaggio cristiano. Isaia non è incaricato di chiedere qualcosa agli uomini, un certo comportamento, ma viene ad annunciare la libertà, la liberazione, la buona novella, la guarigione. Certamente Giovanni viene a predicare una conversione ma una conversione alla luce alla gioia. Dio apre un cammino nelle esistenze bloccate, la conversione consiste nel superare la nostra paura a credere nel nostro cambiamento, nel mettersi di nuovo in cammino. Il volto del cristianesimo ha bisogno di ritrovare questo irraggiamento. Il frutto della fede è la gioia.
“Non spengete lo Spirito”. Paolo nella seconda lettura passa subito dalla gioia al rendimento di grazie. Perché? Perché il credente, uomo libero e liberato va nel mondo testimoniando il valore di ogni cosa, scegliendo e desiderando tutto quello che va nel senso della gioia della Buona Novella. Non spengete lo Spirito vuol dire : non preoccupatevi della novità, della nascita di comportamenti inediti. Sa che lo Spirito conduce per nuove vie come al tempo dell’esodo verso la Terra promessa.
“Io non sono il Cristo”. Giovanni rifiuta di essere un personaggio del passato, non sono Elia. Ma insiste soprattutto perchè non lo si confonda col Cristo, l’uomo che deve venire. Non vuole essere che una voce. Sparisce dietro a colui che designa e a cui ha fatto strada. Qui c’è una grande somiglianza con la chiesa. La chiesa non è il Cristo, non è il suo Regno. Durante i secoli indica Cristo agli uomini e insegna loro la strada per raggiungerlo. “Era venuto come testimone , per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di Lui”. Mettiamo tutto questo al femminile e diciamolo per la chiesa. Non si crede nella chiesa ma “per la chiesa”. La chiesa è il corpo di Cristo, è vero, ma la sposa non è lo sposo (e reciprocamente) anche se è carne della sua carne. In breve: la Chiesa con i suoi uomini e le sue strutture non può pretendere l’autorità di Cristo stesso. Un solo padre: Dio; una sola guida: Il Cristo. Ciò non toglie niente alla chiesa: “Tutti credono per mezzo di lei”.
La Buona Novella. La liturgia di questa domenica è centrata sulla gioia: Il Vangelo ci dice che Giovanni è venuto a rendere testimonianza alla luce, luce che permette agli uomini di camminare “finchè è giorno”. Questa è la sostanza del messaggio cristiano. Isaia non è incaricato di chiedere qualcosa agli uomini, un certo comportamento, ma viene ad annunciare la libertà, la liberazione, la buona novella, la guarigione. Certamente Giovanni viene a predicare una conversione ma una conversione alla luce alla gioia. Dio apre un cammino nelle esistenze bloccate, la conversione consiste nel superare la nostra paura a credere nel nostro cambiamento, nel mettersi di nuovo in cammino. Il volto del cristianesimo ha bisogno di ritrovare questo irraggiamento. Il frutto della fede è la gioia.
“Non spengete lo Spirito”. Paolo nella seconda lettura passa subito dalla gioia al rendimento di grazie. Perché? Perché il credente, uomo libero e liberato va nel mondo testimoniando il valore di ogni cosa, scegliendo e desiderando tutto quello che va nel senso della gioia della Buona Novella. Non spengete lo Spirito vuol dire : non preoccupatevi della novità, della nascita di comportamenti inediti. Sa che lo Spirito conduce per nuove vie come al tempo dell’esodo verso la Terra promessa.