Poesie di guerra e di pace - Umberto Piersanti e Vittorio Sereni

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Terzo appuntamento con "Poesie di guerra e di pace" con Umberto Piersanti.
A cura di Federico Preziosi.

Per ulteriori informazioni sulla poesia di Vittorio Sereni, il contributo di Luigi Gaudio

Per ulteriori approfondimenti su "I luoghi persi" di Umberto Piersanti

Nella puntata si cita la poesia di Piersanti, "L'aquila della Wehrmacht", in "Campo d'ostinato amore" (La nave di Teseo, 2020), questo il testo.

e quella sacca grigio-paglia
con l'aquila della Wehrmacht
stampigliata
rimasta intatta
negli anni e nei traslochi
inutile cercarla
non la ritrovi,
come e perché
un soldato ce l'ha data?
forse era marzo
o magari un po' prima,
fumavano i caldari
nel grande orto
sotto l'inferriata,
avvolti nei pastrani
e incappucciati
mangiavano i tedeschi
il rancio amaro,
immobili e solenni
gli occhi a terra,
dal rancio e dal dolore
non li distoglie
il rombo degli aerei
per la Romagna

se la sacca guardavi
c'era un odore,
l'odore della guerra,
dell'invasione,
l'odore di benzina
dai barili immensi
talora aperti
per i carri e i camion,
e il passero mio amico
nell'infanzia,
dal padre raccolto
sulla neve alta
e dalla bruna sorella
presso la stufa
messo ad asciugare,
dentro il nero bitume
ingoiato e steso
con le ali aperte
– è il dolore – pensavi
– che non risparmia
le dolci creature,
gli uccelli e i fiori,
la guerra non la fanno
ma non basta,
il male è dentro l'aria,
copre la terra –

magari quella sacca
ce l'ha data
con dentro i pomodori
e l'insalata
– l'orto d'ogni erba
è colmo,
dalla fame d'Urbino
ci risparmia –
l'austriaco gentile
gracile e biondo,
alla sorella grande,
la castana,
accanto al pozzo
forse gliel'ha donata

i carri vengono giù
dalle Cesane,
fitti,
fitti più della grandine
d'aprile
e gli inglesi, gli indiani
e i canadesi
a branchi sono scesi
quasi alle mura

forse l'austriaco
bussa a una porta,
nessuno che gli apra,
che lo nasconda,
che panni da borghese
gli regali,
la sorella lo pensa
mentre prepara
i tagliolini in brodo
per la Liberazione

gennaio 2020
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Комментарии
Автор

Piersanti è un grande! Il suo amore agreste emerge in ogni poesia, qualunque argomento egli tratti.

vitalianovagnini
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È un piacere ascoltare Piersanti per me una scoperta, andrò ad approfondire i suoi scritti, scrivo anche io e mi piace arricchire la conoscenza

lorettacitarei
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È SCOPPIA LA PACE

Si stacca dal cielo una pietra, anzi un macigno
Colpisce e frantuma carri, fanti, re e lega il maligno
La polvere di costoro il vento alza e porta via
S’ode un coro di umili che a gran voce dice: “Così sia”

Si spegne il fuoco e s’alza il fumo dalla brace
Sì! Finalmente… è scoppiata l’era della pace!
L’agnello esce col lupo e il leone con il vitello…
Non ci son parole per descrivere quanto è bello!

Non solo c’è assenza di disordine e di guerra,
Ma c’è pure sicurezza e salute sulla terra.
Le tombe e il mare stanno restituendo i morti
E piangendo, i loro cari riabbracciano quei risorti

Grano e frutteti coprono il pianeta come un manto
E da ogni dove, al posto del lamento, s’ode il canto
Questo è Shalòhm, nel suo ampio e pieno significato,
Credetemi! S’avvererà il sogno che ho sognato!

Vitaliano Vagnini (Pesaro)

vitalianovagnini
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LA GUERRA DEI POETI

Depone il calamo, il suo stilo,
fin troppo consumato.
Chiude il suo cuore e le sue labbra
che fin ora hanno parlato
contro i soprusi dei potenti,
le ingiustizie e le menzogne
d’un mondo spudorato.

Un mondo che ripudia l'empatia,
privo d’ogni senso di vergogna
per ciò che ha fatto nel passato
e per le future trame che ora sogna.
Delusi, depongono le armi quei poeti
stanchi di trovar parole per debellar la guerra
per il sordo e il cieco che rovina questa terra.

Vitaliano Vagnini (Pesaro)

vitalianovagnini
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(giocando con la pronuncia)

IL BAMBINO E LA GUERRA

Sono un bambino e mi manca la evve.
Già vado a scuola e non mi piace la Stovia,
Vi pvego signovi non fate più Guevve!

Non dateci il peso di dovevle studiave,
anche pevché, nei libvi di Stovia,
alle Guevve non sanno, più il nome da dave.

Io dalla Guevva mi sono salvato,
fva tante pauve e fva le macevie,
fevito e spovco, mi hanno lavato.

Ma o visto movive i miei compagni di gioco
E nell’ovecchio ancov tviste visuana
le impvecazioni di madvi contvo quel fuoco.

Domandi: “Cosa vovvei essev da gvande?”
“Beh, io da gvande… vovvei esseve vivo!”
Vispondo così a cevte domande.

“Pevché non capisce l’emancipato,
se puve un bambino viesce a capivlo,
che non si deve più fave il soldato?”

Vitaliano Vagnini - (Pesaro)

vitalianovagnini
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