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Mantenimento della moglie: quando spetta l'assegno e quando no?
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Ciao sono l'avv. Rita Rossi e oggi scopriamo insieme quali sono le condizioni perché uno dei coniugi separandi ottenga un assegno di mantenimento a carico dell’altro. E scopriamo anche i casi in cui l’assegno non spetta.
Prima di tutto ci tengo a sottolineare che qui parliamo dell’assegno di mantenimento nella separazione. Questo assegno è diverso dall’assegno di divorzio, di cui parleremo in un prossimo video.
L’assegno di mantenimento può essere previsto in questi casi:
1) quando marito e moglie si separano consensualmente, cioè con un accordo che viene raggiunto all’esito di una trattativa e nel quale appunto prevedono che uno corrisponderà all’altro l’assegno;
2) quando i coniugi si separano affrontando una causa, nel qual caso si parla di separazione giudiziale, se uno dei coniugi lo richiede il giudice accerta se vi sono le condizioni economiche per riconoscere l’assegno. In tal caso, sarà sempre il giudice a quantificare l’assegno;
3) ancora, quando la separazione si è conclusa senza prevedere un mantenimento per il coniuge. A tal fine, tuttavia, il richiedente dovrà allegare e documentare un cambiamento delle condizioni economiche proprie o dell’altro o di entrambi.
In tutti i casi, dovrà ricorrere un presupposto imprescindibile e cioè: l’assegno di mantenimento spetta quando il coniuge che lo richiede si trova in una condizione economica tale da non consentirgli di mantenere un tenore di vita corrispondente a quello goduto durante la convivenza coniugale.
Cerchiamo di capire che cosa significa questo con un esempio.
Moglie impiegata con uno stipendio mensile di euro 1200.
Marito dirigente d’azienda con uno stipendio mensile di euro 5000.
La differenza tra i due redditi da lavoro è notevole.
Tuttavia, questo non significa, di per sé, che la moglie riceverà l’assegno di mantenimento.
La legge, infatti, prevede che vadano confrontate le rispettive condizioni economiche complessivamente intese.
In altri termini, il confronto va fatto non soltanto tra le entrate lavorative. Occorre tenere conto di tutte le componenti del reddito di ciascuno, compreso il patrimonio.
Quindi, si dovrà andare a vedere se ciascuno dei coniugi possiede beni immobili, risparmi in denaro anche investiti, rendite, entrate derivanti da eredità.
Una volta raccolti questi dati, il giudice dovrà anche considerare quale sia stato il tenore di vita della famiglia.
Nell’esempio che abbiamo fatto il totale delle entrate dei due coniugi è pari ad euro 6200 mensili e ciò significa che la coppia poteva contare su una capacità di spesa di quell’importo.
Il giudice deve anche tenere conto del fatto che con la separazione si creano due economie domestiche.
Dunque, entrambi i coniugi diventeranno in un certo senso più poveri: ci saranno, infatti, da pagare doppie utenze, doppi servizi, due abitazioni.
Calcolare l’assegno di mantenimento non è una semplice operazione aritmetica. Pertanto, il giudice deve calcolare l'importo dell’assegno in modo da garantire al coniuge che lo riceverà la conservazione tendenziale del tenore di vita goduto prima.
Ecco, la parola magica è “tendenzialmente”.
Torniamo all’esempio.
Abbiamo il reddito complessivo di 6200 € che diviso due fa 3100. Il giudice non dovrà limitarsi a calcolare la differenza tra 3100 e 1200 (l’ammontare del reddito mensile della moglie). Questa differenza fa 1900. Bene, il giudice non dovrà stabilire che alla moglie spettino 1900 euro, ma andrà a stabilire un ammontare probabilmente inferiore che valga comunque a tendenzialmente equiparare le due condizioni economiche.
Spero di esserti stata utile e ricordati di iscriverti al mio canale se ancora non l’hai fatto, seguimi anche sui canali social Facebook e Instagram.
Visita il mio sito, troverai il link di seguito, e contattami se hai dei dubbi.
A presto, ciao!
#RitaRossi #AvvocatoFamiliarista #MantenimentoMoglie
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Voglio condividere con te le informazioni e gli accorgimenti utili per affrontare in modo efficace le problematiche tipiche della fine di una relazione familiare.
Informarsi, infatti, è l'approccio giusto per avviare un problema verso la soluzione.
Considera, in ogni caso, che questi video sono puramente informativi.
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Prima di tutto ci tengo a sottolineare che qui parliamo dell’assegno di mantenimento nella separazione. Questo assegno è diverso dall’assegno di divorzio, di cui parleremo in un prossimo video.
L’assegno di mantenimento può essere previsto in questi casi:
1) quando marito e moglie si separano consensualmente, cioè con un accordo che viene raggiunto all’esito di una trattativa e nel quale appunto prevedono che uno corrisponderà all’altro l’assegno;
2) quando i coniugi si separano affrontando una causa, nel qual caso si parla di separazione giudiziale, se uno dei coniugi lo richiede il giudice accerta se vi sono le condizioni economiche per riconoscere l’assegno. In tal caso, sarà sempre il giudice a quantificare l’assegno;
3) ancora, quando la separazione si è conclusa senza prevedere un mantenimento per il coniuge. A tal fine, tuttavia, il richiedente dovrà allegare e documentare un cambiamento delle condizioni economiche proprie o dell’altro o di entrambi.
In tutti i casi, dovrà ricorrere un presupposto imprescindibile e cioè: l’assegno di mantenimento spetta quando il coniuge che lo richiede si trova in una condizione economica tale da non consentirgli di mantenere un tenore di vita corrispondente a quello goduto durante la convivenza coniugale.
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Moglie impiegata con uno stipendio mensile di euro 1200.
Marito dirigente d’azienda con uno stipendio mensile di euro 5000.
La differenza tra i due redditi da lavoro è notevole.
Tuttavia, questo non significa, di per sé, che la moglie riceverà l’assegno di mantenimento.
La legge, infatti, prevede che vadano confrontate le rispettive condizioni economiche complessivamente intese.
In altri termini, il confronto va fatto non soltanto tra le entrate lavorative. Occorre tenere conto di tutte le componenti del reddito di ciascuno, compreso il patrimonio.
Quindi, si dovrà andare a vedere se ciascuno dei coniugi possiede beni immobili, risparmi in denaro anche investiti, rendite, entrate derivanti da eredità.
Una volta raccolti questi dati, il giudice dovrà anche considerare quale sia stato il tenore di vita della famiglia.
Nell’esempio che abbiamo fatto il totale delle entrate dei due coniugi è pari ad euro 6200 mensili e ciò significa che la coppia poteva contare su una capacità di spesa di quell’importo.
Il giudice deve anche tenere conto del fatto che con la separazione si creano due economie domestiche.
Dunque, entrambi i coniugi diventeranno in un certo senso più poveri: ci saranno, infatti, da pagare doppie utenze, doppi servizi, due abitazioni.
Calcolare l’assegno di mantenimento non è una semplice operazione aritmetica. Pertanto, il giudice deve calcolare l'importo dell’assegno in modo da garantire al coniuge che lo riceverà la conservazione tendenziale del tenore di vita goduto prima.
Ecco, la parola magica è “tendenzialmente”.
Torniamo all’esempio.
Abbiamo il reddito complessivo di 6200 € che diviso due fa 3100. Il giudice non dovrà limitarsi a calcolare la differenza tra 3100 e 1200 (l’ammontare del reddito mensile della moglie). Questa differenza fa 1900. Bene, il giudice non dovrà stabilire che alla moglie spettino 1900 euro, ma andrà a stabilire un ammontare probabilmente inferiore che valga comunque a tendenzialmente equiparare le due condizioni economiche.
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