Lucio Battisti & Mogol - 29 settembre (Date: 1966) For Piano and Classical Guitar Orchestra

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Lucio Battisti & Mogol - 29 settembre (Date: 1966) For Piano and Classical Guitar Orchestra.
Arranged by Domenico Carella.
N.B. Le chitarre battenti mimano la batteria (tamburello a piacere).

...«Seduto in quel caffè io non pensavo a te
guardavo il mondo che girava intorno a me»...

29 settembre è un brano musicale scritto e composto nel 1966 da Lucio Battisti e Mogol.

Nel 1969 fu interpretato dallo stesso Battisti, nel suo album Lucio Battisti con cui esordiva come cantante, e in seguito da molti altri artisti italiani e stranieri. È tra i brani più noti tanto nella produzione di Battisti, quanto in quella dell'Equipe 84, ed è considerato un classico della musica leggera italiana.[7]
Il testo, scritto da Mogol, è la storia di un tradimento durato una sola giornata e consumatosi con leggerezza, senza conseguenze sulla relazione sentimentale fissa del protagonista.

La vicenda si svolge nel corso di due giornate consecutive. Nella prima, il 29 settembre, il protagonista conosce una ragazza in un bar; quasi senza accorgersene, i due entrano in intimità e passano tutta la serata insieme, prima al ristorante e poi a ballare. Il giorno dopo, il 30 settembre, il protagonista si sveglia animato da un immutato amore per la propria compagna, tanto che si precipita a telefonarle per dichiarare il suo amore, come se niente fosse accaduto la sera prima.
Il tema centrale è quello dell'adulterio, un argomento fortemente innovativo per l'epoca. Nella società italiana degli anni sessanta l'argomento era considerato quasi un tabù,[8] e nella musica leggera prevalevano canzoni basate su amori rosei e idealizzati, mentre il tradimento era quasi sempre dipinto come una grave colpa.[9] Il protagonista di 29 settembre, invece, non mostra alcun pentimento[9] e non prova senso di colpa quando torna dalla propria compagna;[8] il passare di un solo giorno «ha cancellato tutto», e il protagonista non ricorda neanche gli eventi della sera prima. Il messaggio di 29 settembre, pertanto, anticipa la rivoluzione sessuale che sarebbe arrivata con il Sessantotto.[9]
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Battisti registrò la propria interpretazione prevalentemente negli studi Sax Records di Milano.[24] Le sessioni si svolsero il 13 gennaio 1969 dalle ore 9 alle 14:30, il 17 gennaio dalle 15 alle 18:30, il 22 gennaio dalle 9 alle 13; le basi ritmiche furono registrate il 23 gennaio dalle 9 alle 13:30, mentre voci e sovraincisioni nell'ultima settimana di gennaio.[24]

Infine, nel mese di febbraio, furono aggiunte le sovraincisioni di archi e fiati, negli studi Ricordi di Milano.[24] Il transfer avvenne il 21 febbraio 1969.[25]
Battisti diede un'interpretazione più "classica" e meno sperimentale di quella dell'Equipe 84. Eliminò innanzitutto l'annunciatore del giornale radio, elemento di forte suggestione psichedelica nella versione dell'Equipe, che non era ritenuto più necessario (dal momento che la storia narrata era ormai ampiamente nota al pubblico e non c'era più bisogno di facilitare la sua comprensione).[6]

Anche la strumentazione è più tradizionale: l'arrangiamento è composto da un intreccio di chitarre, basso e flauti, mentre è completamente assente la batteria.[6]

Secondo Renzo Stefanel, la versione di Battisti rientra anch'essa nella psichedelia, ma si rifà ai Buffalo Springfield, a Peter, Paul and Mary e ai Tyrannosaurus Rex anziché ai The Byrds e ai Love che avevano ispirato la versione dell'Equipe.[6]

L'elemento di maggiore innovatività è la prestazione vocale di Battisti, che a giudizio di Stefanel supera quella di Vandelli.[10] In particolare gli ultimi due versi, nei quali il protagonista è al telefono («parlo, rido e tu, tu non sai perché / t'amo, t'amo e tu, tu non sai perché»), vengono interpretati da Battisti in modo estremamente espressivo, increspando il canto con un riso forzato che traspone in musica il significato del testo.[10]

Gli archi e gli ottoni, che iniziano discreti, acquistano poi un ruolo più importante diventando «evocativi»,[6] e infine sfociano in una coda strumentale che chiude il brano. Per Stefanel, la coda getta una luce ambigua sullo stato d'animo del protagonista, lasciando in sospeso se il ritorno con la compagna sia davvero felice o in realtà forzato.[10]
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Wikipedia
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