Viaggi e viaggiatori nel Medioevo

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Conferenza di Maria Serena Mazzi

La percezione di un Medioevo immobile nelle sue strutture e negli orizzonti geografici e mentali, è stata ormai superata dalla critica degli anni più recenti che all’immagine di una società statica, chiusa nei cerchi ristretti delle sue rade oasi abitate, ha a poco a poco sostituito una composizione di spazi percorsi da gente in movimento. Le strade medievali si sono riempite di presenze significative: dai re ai mercanti, ai pellegrini o ai fuorilegge, agli emarginati, ai chierici, ai giullari, ai cavalieri erranti, ai monaci, agli studenti, ai maestri. Si viaggia per ragioni politiche, per fini economici e per lavoro, per devozione, a scopo di istruzione. Non solo sulle strade che collegano le città, i mercati, le abbazie, i santuari, ma sulle piste desertiche o sassose, sui sentieri tracciati attraverso le foreste dell’Europa settentrionale, tra le brughiere paludose, sui tratturi scavati da mandrie e greggi transumanti. E non solo lungo le vie terrestri, percorribili a dorso di animali o a piedi, ma utilizzando mari, fiumi, laghi e i canali artificiali che spesso saldano tra loro percorsi naturali. Una dimensione quotidiana del viaggio, che non riveste alcun carattere di eccezionalità, e che non è accompagnata da nessuna volontà esplicita o sottintesa di esplorare territori sconosciuti, di scoprire strade e paesaggi nuovi, di raggiungere ricchezze insperate, di andare incontro a genti diverse.
Il viaggio per l’uomo medievale non è mai un viaggio “ozioso”, cioè di svago o di evasione. Ci si muove per un’esigenza pratica, spirituale (il pellegrinaggio), materiale (il lavoro, il controllo politico) o culturale (lo studio, l’apprendimento, l’insegnamento). Esigenze che legittimano il viaggio in un mondo in cui il valore dell’identità-appartenenza rimane fondamentale e l’attitudine mentale più diffusa è quella della stabilità, dell’ancoraggio al territorio di appartenenza. Ma, breve, lungo o lunghissimo, il viaggio medievale richiede comunque coraggio, determinazione, pazienza e la consapevolezza dei pericoli, dei disagi, degli imprevisti, dell’ignoto che attende il viaggiatore oltre i confini del proprio villaggio, della città, dello stato cui appartiene.

Maria Serena Mazzi è stata docente di Storia Medievale alle università di Firenze e di Ferrara. Ha dedicato le sue ricerche in particolare alla storia sociale del basso medioevo italiano. Tra le sue pubblicazioni più importanti, ricordiamo: "Salute e società nel Medioevo" (Olschki, 1983); "Prostitute e lenoni nella Firenze del Quattrocento" (Il Saggiatore, 1991); "Gente a cui si fa notte innanzi sera. Esecuzioni capitali e potere nella Ferrara estense" (Viella, 2003); "Donne in fuga. Vite ribelli nel Medioevo" (Il Mulino, 2017). Al tema del viaggio ha dedicato il volume "Oltre l’orizzonte. In viaggio nel Medioevo" (Paravia, 1997), ripubblicato in versione più ampia e aggiornata col titolo "In viaggio nel Medioevo" (Il Mulino, 2019).

A cura dell’Associazione Amici della Biblioteca Ariostea
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