Buddhismo e coscienza

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Комментарии
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Tema estremamente trattato bene anche in poco tempo ed il più importante in tutto il buddhismo. Grande Simo!

andreapalese
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Come sempre sei stato estremamente chiaro su concetti non banali da maneggiare e "scivolosi" rendendoli fruibili a tutti. Mi rendo perfettamente conto che tu, da studioso, svolgi il compito rigoroso di spiegare la dommatica buddista così "come è" nei testi e sarebbe assolutamente un fuor d'opera inserire un punto di vista critico; mi permetto, dal mio punto di vista di semplice appassionato, di sfruttare questo spazio di discussione per osservare come tale visione tradizionale mi pare confliggere con la continuità della coscienza, come funzione cognitiva, che permette di unificare i singoli attimi e i diversi tipi di coscienza percettiva (temporale, spaziale, e delle "porte sensoriali") dandogli un significato complessivo diverso, e a volte addirittura integrativo-predittivo (integrando le carenze percettive e ricostruendole secondo forme e strutture note). Sul punto esistono innumerevoli studi ma tra tanti cito il bel libro "Percezioni" di beau lotto. Si può dunque ritenere una funzione che esiste e opera al di là e oltre i singoli attimi, sovraintendendo ad una integrazione degli elementi percettivi che supera la loro semplice addizione. Ma ovviamente questi spunti di riflessione sono dettato solo da mia curiosità e non intaccano in nulla la valenza della perfetta illustrazione dottrinale che hai dato del punto di vista tradizionale buddista 🙏

clarkkent
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Anche l'atomo è formato da particelle singole, che potrebbero sussistere autonomamente e che sono a grandi distanze l'una dall'altra. Si potrebbe dire quindi che quella che ci appare come materia solida in realtà è un qualcosa di molto poroso e molto meno unitario di ciò che sembra. Anche per la materia quindi si potrebbe dire la stessa cosa del pensiero, cioè che non sussiste di per sé? Mi chiedevo se fosse considerabile valido un ragionamento del genere applicato a tutto ciò che esiste.

farasalca