Sapore e sapere, il cibo tra corpo e linguaggio

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Ci nutriamo di parole come di cibo, e occorre avere cura dell’ambiente fisico come di quello del linguaggio
Chi è il sapiente? Non è – almeno in prima battuta – colui che “sa” le cose, ma colui per il quale le cose “sanno”: hanno cioè sapore. Il sapiente è sapido. Ha sapore e avverte sapore.
Davanti a qualsiasi cosa (un libro, un bosco, un’opera d’arte, un macchinario, un mito) devo essere in grado di conoscere di che cosa si tratta per potervi ritrovare dei significati. La realtà che ci circonda va letta, interpretata, accolta con cura perché possa diventare significativa.
Il cibo ha bisogno di essere cotto, o almeno predisposto in determinate modalità, per essere più appetitoso, per avere maggior “sapore”. Anche il nostro rapporto con la realtà e con la vita ha la stessa necessità.
Sapore e Sapere: più imparentati di quanto si possa credere.
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