Frank Zappa e Steve Vai - terza parte

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Sinister Footwear, Palladium, NYC, 31 ottobre 1981
Estratti da interviste raccolti dal gruppo Facebook What’s Zappa

Steve Vai aveva 18 anni quando ha iniziato a lavorare con Frank Zappa come suo trascrittore. Nel 1980, all’età di 20 anni, si è unito alla band itinerante di Zappa fino al 1983.
Durante quei 3 anni, Steve è stato accreditato in sette album di Zappa.
Lavorare nella band di Frank Zappa ha messo a dura prova Steve Vai a livello psicofisico: ha vissuto un totale esaurimento.
La sua emotività è arrivata al culmine quando era in tour con Frank a Montreal nel 1980: ha avuto un esaurimento nervoso, ha sofferto di attacchi d’ansia per un anno e mezzo.
Era panico, era sopraffatto dalla paura, non sapeva cosa fosse, non si drogava, aveva paura di impazzire.
"Amo la musica, amo l'idea di suonare e tutto il resto, ma avevo l'impressione che se fossi diventato famoso sarei diventato pazzo" racconta Vai.
Steve ha rivelato che le sue costanti lotte con la salute mentale "mi hanno spinto a trovare da solo le risposte" attraverso la spiritualità, che gli ha permesso di vincere i suoi demoni. (Faroutmagazine)

“Prima che Frank morisse, stava mettendo insieme questo progetto che provvisoriamente sarebbe stato composto da me, dal batterista Terry Bozzio e dal bassista Scott Thunes insieme all'Ensemble Moderne. Stavamo per mettere insieme un programma di tutta la sua musica più complessa. Frank entusiasta disse: "Sai, posso suonare queste cose molto meglio di quanto avrei mai potuto fare prima". Ho messo insieme tutti gli spartiti e li ho portati con me nel mio tour di Sex and Religion. Sfortunatamente, la sua salute è peggiorata molto rapidamente”. (Steve Vai, Guitar World, febbraio 1999)

"Lavorando con Frank Zappa mi sono reso conto che se vuoi qualcosa, puoi semplicemente costruirlo. Oppure, se vuoi cambiare qualcosa, devi solo cambiarlo. Era un po' sacrilego alterare le chitarre. Ad esempio, se avevi una Les Paul o una Stratocaster, non ci fai buchi. Ma Frank l'ha fatto. Quindi ho pensato, beh...”.
"Certi aspetti delle chitarre convenzionali mi piacevano ma c'erano dei limiti. Mi piacevano le Stratocaster ma non ero pazzo del suono, e i pickup single coil non erano rock and roll per me. Non mi piaceva che avessero solo 21 tasti."
"Adoravo le Les Paul, ma non avevano le sbarre."
"Ho deciso di andare in un piccolo negozio di strumenti musicali e progettare una chitarra per me. Volevo 24 tasti su un corpo in stile Stratocaster”.
"La configurazione del pickup era unica perché divideva le bobine in determinate posizioni. Aveva un tremolo fluttuante… Volevo essere in grado di tirare su il whammy bar. Mi sono reso conto che c'era solo del legno in mezzo, quindi l'ho tagliato. Quello è stato come il primo ponte galleggiante”.
"La JEM era un'intera ricostruzione…”. (Steve Vai, Ultimate Guitar)

“Ho ricevuto una cassetta da un ragazzo – credo che abbia diciotto anni – di nome Steve Vai. Suona la Stratocaster e andrà al Berklee [College of Music di Boston]. Mi ha inviato una cassetta ed è stato fantastico; questo ragazzo ha delle doti incredibili. Voleva suonare "Black Page Number One" (Zappa a New York) alla chitarra e mi ha chiesto la musica. Così gliel'ho inviata e lui mi ha mandato una cassetta di due versioni – una al metronomo 58 e un'altra al metronomo 84. Voglio dire, considera che è già un problema eseguirlo a 58. È un tempo lento del metronomo, ma è comunque veloce quando arrivi alle parti veloci. L'ha fatto andare così in fretta che si riusciva a malapena a distinguere quale fosse la melodia. Steve Vai mi ha inviato anche una cassetta con alcune composizioni originali molto belle..”. (Frank Zappa, M.I., novembre 1979)

IL TUO SUONO E’ NELLA TESTA, NON NEGLI AMPLIFICATORI
"Dopo il primo spettacolo con Frank, l'ho incontrato al mattino nel ristorante dell'hotel mentre faceva colazione e gli ho chiesto: 'Allora, come sono andato?'. Lui mi ha risposto: 'Sai, Steve, penso che tu sia davvero un bravo musicista, ma il tuo tono suona come un panino al prosciutto elettrico. Frank raramente entrava nei dettagli ma esprimeva concetti inequivocabili. Mi ha detto ‘Il suono non è negli amplificatori, è nella tua testa.' All’inizio, non capivo cosa intendesse dire, pensavo che quella frase avesse un significato esoterico ma più tardi ho capito. Sì, il suono è nella testa e in nessun altro posto. Nella testa suonerà come ti aspetti che suoni. E’ un po’ difficile da spiegare… Una volta captato il tuo suono nella testa, potrai manipolarlo a tuo piacimento”.
(Steve Vai)

“Frank aveva la straordinaria capacità di dire cose che avevano il perfetto equilibrio tra franchezza, verità, cinismo e commedia, il tutto in una frase concisa”. (Steve Vai, Guitar World, febbraio 1999)
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