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La Meloni : non sono io il nemico e ha qualche parola per tutti
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Perché Giorgia Meloni sembra combattere dai banchi dell'opposizione, nonostante sia capo del governo? Il 15 dicembre 2024, a due anni e due mesi dalla sua ascesa a Palazzo Chigi, Meloni si presenta sul palco di Atreju con un discorso che non lascia spazio a mezze misure. Nel suo lungo intervento, punta il dito contro i suoi nemici: Landini, Saviano, Prodi, i giudici, Schlein, Conte. Ogni nome diventa un capitolo del suo racconto, scandito da un crescendo di rabbia che coinvolge il pubblico. È un'onda di indignazione che cresce fino a esplodere, per poi rientrare in un sussurro di autocritica, un ammissione che il lavoro da fare è ancora tanto. Ma il vero scontro si ha con Romano Prodi, accusato da Meloni di «obbedire all’establishment» europeo e americano, nonostante avesse costruito la sua carriera come nemico di quel sistema. La risposta di Meloni è tagliente: definisce le critiche di Prodi come «improperi isterici», riducendole a insulti da social e brindando a se stessa. Per Meloni, è Prodi il vero «obbediente», che ha portato l’Italia nell’euro, svenduto l’Iri e favorito l’ingresso della Cina nel WTO.
A distanza di due anni e due mesi dalla sua nomina, Meloni sembra ripetere il ruolo di oppositrice, pur essendo alla guida del governo. A Atreju si sente a casa, protetta dall'affetto di una comunità che celebra la sua figura come un culto, come testimoniano i pannelli disseminati lungo il percorso del Circo Massimo. Il suo partito è lei, il governo è lei. Giorgia! Giorgia! Giorgia! Nessuna concessione: alla sua folla offre senza remore una lista di nemici da scagliar via, uno dopo l’altro, nel falò della disapprovazione collettiva.
Meloni ripercorre le previsioni catastrofiche che le sono state attribuite e le smentisce con soddisfazione: lo spread che sarebbe salito alle stelle e invece è sceso, i conti pubblici che sarebbero stati distrutti e invece sono in ordine. E, a conferma della sua posizione, ci sono anche le voci internazionali, come i commenti di Politico e gli editoriali del New York Times e della Cnn, che lodano la stabilità del governo italiano come un elemento in grado di costruire un ponte tra l’Europa e gli Stati Uniti di Donald Trump.
A distanza di due anni e due mesi dalla sua nomina, Meloni sembra ripetere il ruolo di oppositrice, pur essendo alla guida del governo. A Atreju si sente a casa, protetta dall'affetto di una comunità che celebra la sua figura come un culto, come testimoniano i pannelli disseminati lungo il percorso del Circo Massimo. Il suo partito è lei, il governo è lei. Giorgia! Giorgia! Giorgia! Nessuna concessione: alla sua folla offre senza remore una lista di nemici da scagliar via, uno dopo l’altro, nel falò della disapprovazione collettiva.
Meloni ripercorre le previsioni catastrofiche che le sono state attribuite e le smentisce con soddisfazione: lo spread che sarebbe salito alle stelle e invece è sceso, i conti pubblici che sarebbero stati distrutti e invece sono in ordine. E, a conferma della sua posizione, ci sono anche le voci internazionali, come i commenti di Politico e gli editoriali del New York Times e della Cnn, che lodano la stabilità del governo italiano come un elemento in grado di costruire un ponte tra l’Europa e gli Stati Uniti di Donald Trump.